Muore dopo l'operazione, condannata la Asl

Muore dopo l'operazione, condannata la Asl
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Mercoledì 28 Marzo 2018, 10:51
Morì in ospedale per un aneurisma dell’aorta addominale diagnosticato dai medici con dieci ore di ritardo. Per questo la Asl dovrà risarcire la moglie con oltre 160 mila euro. Il decesso di G.P., 70 anni, risale al 5 febbraio del 2011. «L’attività espletata dagli operatori sanitari è stata scorretta e ha determinato un inadempimento che ha causato la morte del paziente, cui è stata sottratta una percentuale di probabilità di sopravvivenza del 50 per cento». È questo il passaggio-chiave della sentenza di condanna firmata dal giudice del Tribunale civile di Chieti, Nicola Valletta. 

È il 31 gennaio del 2011 quando G.P. viene ricoverato nel reparto di Pneumologia dell’ospedale Santissima Annunziata di Chieti per problemi respiratori. Nei giorni successivi il paziente mostra un progressivo miglioramento. Nella notte tra il 3 e il 4 febbraio, però, la situazione precipita: si registra «un severo peggioramento delle condizioni cliniche del paziente a causa di un aneurisma dell’aorta addominale di notevoli dimensioni (circa dieci centimetri di diametro)». Solo nella tarda serata del 4 l’uomo viene sottoposto a intervento chirurgico per poi essere ricoverato in Rianimazione. Il giorno successivo, all’alba, muore. La moglie del paziente sospetta che ci siano responsabilità mediche evidenti e si affida all’avvocato Monica D’Amico per presentare ricorso davanti al Tribunale civile.

«È avvenuta una serie di errori inescusabili, con particolare riguardo ai multipli errori diagnostici e alla tempistica incredibilmente lunga per giungere una corretta diagnosi - scrive il medico legale Giorgio Bolino nella consulenza di parte -. Laddove l’aneurisma fosse stato diagnosticato in tempo, il paziente avrebbe avuto un’elevata probabilità di sopravvivere». La Asl ha negato «ogni condotta colposa foriera di danno», sottolineando che «anche una diagnosi precoce non avrebbe impedito il decesso del paziente». Si arriva così alla sentenza pubblicata la scorsa settimana. «Il consulente tecnico d’ufficio, Ciro Montemitro, ha chiarito che il peggioramento registrato nelle prime ore del 4 febbraio del 2011 fu ascritto dagli operatori a motivi renali - sostiene il giudice Valletta -. Tuttavia la comparsa di altri sintomi li induceva a espletare una radiografia all’addome e a chiedere una consulenza chirurgica, non espletata. Solo alle ore 20 veniva chiesta “Tac urgente addome” che palesò la nefasta patologia in atto (rottura di aneurisma dell’aorta addominale)». Per il consulente tecnico d’ufficio si può parlare di «ritardo del tutto ingiustificato di dieci ore nella diagnosi, con riduzione delle probabilità di sopravvivenza stimata al 50 per cento». Per il giudice, dunque, la richiesta di risarcimento nei confronti della Asl è fondata. La quantificazione del danno non patrimoniale «da perdita del congiunto può essere resa in base alle tabelle del tribunale di Milano (anno 2014): sembra equa la somma di 320 mila euro, cifra che va abbattuta al 50 per cento (percentuale di “chance” perduta) e fissata quindi in 160 mila euro, oltre rivalutazione e interessi legali».
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