Lupa salvata dopo un investimento, muore travolta da un'auto nello stesso punto

Il veterinario Antonio Liberatore: gli animali selvatici raramente percepiscono la pericolosità dei mezzi meccanici come le auto in transito

Salvata dopo un investimento, bellissima lupa trovata morta nello stesso punto dopo essere stata travolta di nuovo da un'auto
di Sonia Paglia
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Venerdì 23 Giugno 2023, 13:19 - Ultimo aggiornamento: 16:03

È una storia triste, quella della lupa di due anni, salvata in extremis dopo un investimento stradale e deceduta, sempre per la stessa causa, a distanza di qualche mese, sulla stessa arteria. Era stato un passante a chiamare il 1515, segnalando la presenza di un lupo, che si aggirava senza meta lungo la Statale 17 che collega l’Alto Sangro abruzzese, in provincia dell'Aquila, al vicino Molise. I carabinieri forestali attivarono immediatamente l’Osservatorio tecnico scientifico degli habitat e delle popolazioni faunistiche, nella persona di Antonio Liberatore, veterinario convenzionato per il recupero, neutralizzazione e narcotizzazione della fauna selvatica, in difficoltà. L’animale protetto venne sedato, caricato su un mezzo apposito e trasferito  al Centro di recupero nella Riserva Mab di Montedimezzo, gestita dai carabinieri forestali. Qui venne sottoposta alle cure per circa un mese, fino a quando le condizioni della lupa hanno consentito di rimetterla  in libertà.  Così la lupa venne rilasciata dove era stata prelevata. Ma qualche settimana fa, purtroppo, l’esemplare di lupo appenninico è  stato investito nuovamente e ucciso a pochi metri di distanza, dal primo episodio. E’ stato possibile identificarla per via delle lesioni riportate in precedenza.

Questo episodio, pone un serie di interrogativi, sulle caratteristiche del lupo appenninico.

Ci si chiede come mai, il lupo, animale scaltro, intelligente e  adattivo, non abbia fatto tesoro di una esperienza negativa di tale portata. Così come, se  la presenza su un’ arteria viaria ad alta densità, in entrambi i casi, sia legata alla ricerca di cibo in una zona dove c'è l'uomo e i suoi rifiuti organici, stante la difficoltà di un singolo animale di catturare prede vive selvatiche.  Oppure se  la lupa fosse appartenuta a un branco e per via della giovane età avrebbe rivestito un ruolo di basso rango (helper). E dunque,  ipotizzabile che il comportamento rischioso, sia stato in qualche modo condizionato dagli esemplari dominanti più esperti e in grado di sottrarsi rapidamente ai veicoli in transito. «Nell’uno e nell’altro caso - spiega Antonio Liberatore -  i selvatici raramente percepiscono la pericolosità dei mezzi meccanici, essendo trascurabili un paio di secoli di frequentazione, ai fini della modifica della memoria di specie, tant’è che si lasciano avvicinare senza timore dalle auto, mentre fuggono precipitosamente alla vista di una sagoma umana, per via della persecuzione esercitata dagli albori della preistoria».

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