STORIE AQUILANE/ Le Olimpiadi di Roma 1960 e L'Aquila

Olimpiade Rona 1960
di Enrico Cavalli
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Mercoledì 13 Luglio 2022, 16:02

L'AQUILA Lontano il dibattito sulla candidatura aquilana per la ”kermesse” olimpica di Roma 2024, prima della decadenza dell’evento dall’agenda politico-sportiva del Paese. La materia in oggetto, venne affrontata scevra dall’inquadramento storico per una L’Aquila, che ha avuto approcci al discorso olimpico.
Ci si riferisce alla piccola ”Olimpiade Aquilana”del 1903, fatta di gare balistiche, schermidorie, ciclistiche, ginniche, tamburello ad imitazione della III’edizione dei giochi a cinque cerchi a Saint Louis in Missouri ed in prospettiva all’aggancio del capoluogo abruzzese alla Olimpiade di Roma del 1908 che non avvenne causa l’eruzione del Vesuvio nel 1906; alla autoproposta della L’Aquila, fra le capitali sportive d’Italia, per i Giochi invernali del 1942, in coincidenza dell’”Expo’”romana e”rinviata”per lo scoppio della II Guerra Mondiale… .

Nella Ricostruzione postbelloca, la classe politica aquilana in chiave trasversale, si mosse alla notizia dell’inveramento ufficiale della prima Olimpiade in Italia.
Le personalità dei Lorenzo Natali, Emidio Lopardi, Carlo Chiarizia, Vincenzo Rivera, non mancavano di mantenere L’Aquila nel ”ranking” sportivo nazionale; si pensi, nel contenzioso regionalista, alla difesa della sede aquilana delle FIGC, sebbene, si perse quella della FIDAL, a vantaggio di Sulmona, poi, di Pescara.

A distinguersi perché il capoluogo abruzzese figurasse fra i centri olimpici di Roma 1960, l’onorevole ex popolare ed al momento del partito monarchico, Rivera, che ebbe una corrispondenza col Sottosegretario allo Sport, il democristiano Giulio Andreotti; nonostante, la scelta di Perugia a ritiro olimpico della nazionale di atletica leggera, una Pescara in attrezzamento del polivalente stadio”Adriatico”, Andreotti, assicurò che sarebbe stata inserita nel programma di Roma’60, L’Aquila che nel giugno di quell’anno salutava il grande Tommaso Fattori, cui si intitolerà lo stadio comunale nel 1966, e,  che per l’avventura della XVII Olimpiade, sarebbe stato portato ad oltre 12000 posti a sedere.
 Il 25 agosto 1960, la”fiaccola di Olimpia”arrivava alla Capitale ed il capoluogo abruzzese
ospitò le gare del Torneo di calcio, fra Ungheria-India (2-1), Danimarca-Tunisia (3-1), Bulgaria- Repubbliche Arabe Unite (2-0), tutte condite da folto pubblico e contorni diplomatici a metà fra il protocollo e il pittoresco, per la presenza in tribuna di dignitari e ambasciatori orientali.
A corollario del contributo aquilano ai Giochi romani, la designazione di Emilio Mori ostacolista a Berlino 1936 e del professor Nicola Bruno, a giudici di gara per l’atletica allo stadio“Olimpico”della”Città Eterna”.

Le Olimpiadi ’60, movimentarono lo sport municipale per il”restyling”del calcio in C di livello, la pallaovale in procinto di scudetti e lancio delle stesse discipline apparentemente minori, tipo tennis, pattinaggio e quelle”indoor”, senza contare un motorismo di taglio internazionale: tasselli di una cultura dell’agonismo, interagente positivamente agli altri settori di un’”aquilanità”in fermento morale e materiale.
 Quell’appuntamento olimpico, riuscì per il lascito dal primo’900, di campi ed impianti di avanguardia, oggi, al netto della lenta ricostruzione post sisma’09, si cerca di varare un ambizioso programma civico-sportivo, come dagli sforzi della ”European City of Sport”.

Per i corsi e ricorsi della storia, cosi come L’Aquila”mancò”le Olimpiadi di Roma del 1942, ma le riebbe nel 1960, se non le ospiterà, forzatamente, nel 2024, chissà che non le riottenga in un futuro non troppo lontano…

Enrico Cavalli

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