Kaos, cane eroe avvelenato: la Procura non trova i colpevoli. Chiesta l'archiviazione

Kaos, cane eroe avvelenato: la Procura non trova i colpevoli. Chiesta l'archiviazione
di Marcello Ianni
2 Minuti di Lettura
Lunedì 5 Novembre 2018, 09:26
La sua morte improvvisa per avvelenamento aveva creato sconcerto, indignazione e rabbia a livello nazionale. Sia per il cane in sè, sia per le vite umane che avrebbe potuto salvare a seguito di una catastrofe una volta terminato il percorso di addestramento. Ma per la Procura della Repubblica dell’Aquila la morte del pastore tedesco Kaos di 3 anni e mezzo, che faceva parte del nucleo cinofilo dell’associazione di volontariato Pivec, è stata del tutto accidentale seppur per “colpa” della mano dell’uomo.

Il sostituto procuratore dell’Aquila, Guido Cocco, all’esito delle laboriose indagini, mai portate avanti in maniera così attenta per fatti analoghi all’Aquila e nel suo circondario, da parte del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale della Forestale ha chiesto di archiviare la vicenda che aveva portato anche la politica nazionale e gli stessi Animalisti Italiani Onlus a prendere posizione sul caso dell’avvelenamento da lumachicida. Avvelenamento accaduto a fine luglio scorso nei pressi dell’abitazione di Fabiano Ettorre, proprietario del cane, nel Comune di Sant’Eusanio Forconese.

La morte per avvelenamento del cane-eroe era stata denunciata su Facebook da Ettorre, un post che aveva portato la Procura a dissotterrare l’animale per effettuare l’autopsia. Una vicenda che si era arricchita tra le altre cose di un esposto da parte di Ettorre per un furto subìto nella propria abitazione e scoperto dopo qualche tempo che l’indagine sulla morte del cane aveva preso le mosse. Di qui, da parte del sostituto procuratore della Repubblica Guido Cocco, l’apertura di un fascicolo contro ignoti in cui sono stati ipotizzati i reati di uccisione, maltrattamento di animale e furto. Le indagini del Nipaf hanno ruotato a 360 gradi con tanto di sopralluoghi sul luogo del ritrovamento dell’animale e di audizione di persone informate dei fatti in relazione sia alla vendita del veleno, comunque libera, ma anche di eventuali attriti tra lo stesso proprietario del cane con vicini di casa o altre persone del piccolo Comune che avrebbero potuto spingere qualcuno a vendicarsi avvelenando il pastore tedesco. Alla fine, non essendo venute a galla prove che potessero supportare la tesi del dolo (tra testimonianze e videoriprese), e il particolare che la sostanza ritenuta letale per l’animale è di libera vendita, hanno indotto il titolare dell’inchiesta a firmare la richiesta di archiviazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA