Archiviata l'indagine a carico di Adinolfi: «15 mesi durissimi»

Archiviata l'indagine a carico di Adinolfi: «15 mesi durissimi»
di Andrea Apruzzese
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Mercoledì 12 Ottobre 2022, 11:34

Archiviazione per Matteo Adinolfi. L'europarlamentare pontino della Lega esce definitivamente di scena, dall'indagine iniziata un anno e mezzo fa per presunto scambio elettorale. Il decreto di archiviazione, richiesta dagli stessi Pm che avevano avviato il procedimento, ha messo il punto su quella che Adinolfi, ieri in conferenza stampa, ha definito «una vicenda giudiziaria che ha connotato gli ultimi 15 mesi, i più duri della mia vita, dato che non avevo mai avuto né un'indagine, né problemi giudiziari». Adinolfi era accompagnato dai suoi avvocati Guerrino Maestri e Luca Giudetti.

È stato proprio Giudetti a ricostruire una vicenda nata il 13 luglio 2021 con l'avviso di avvio indagine, e relativa a fatti che sarebbero avvenuti nella campagna elettorale per le comunali del 2016, quando Adinolfi si candidò, e fu eletto consigliere, con Noi con Salvini. Il legale ricorda come l'indagine «partì da ipotesi di scambio elettorale politico mafioso in cui erano coinvolti l'imprenditore Raffaele Del Prete e Emanuele Forzan, con l'accusa che avrebbero accettato la proposta di Riccardo Agostino, asseritamente membro di un sodalizio criminale, a fronte di una dazione di denaro, circa 45mila euro, in cambio di voti. Alla base di questa ipotesi c'erano due intercettazioni ambientali. La prima, tra Adinolfi e Forzan, in cui Forzan lamentava la dazione di 6mila euro per 110 voti circa.

Ma noi abbiamo sottolineato ai pm che questa intercettazione ambientale aveva un significato opposto, rispetto alle valenze incriminanti, perché si lamenta, il Forzan, che Adinolfi non aveva cacciato una lira. La seconda intercettazione era tra Adinolfi e Del Prete, a seguito della presentazione di Silvana Di Silvio e del marito Luca Troiani, ma Adinolfi si era meravigliato che fosse una Di Silvio».

Convocato quindi dagli inquirenti, Adinolfi si recò un anno e mezzo fa per chiarire la propria posizione, «ribadendo che non si era mai occupato di affissioni elettorali, né di essere mai stato al corrente di presunte pattuizioni tra Agostino, Forzan e Del Prete. Inoltre - precisa Giudetti - Agostino non ha mai nominato Adinolfi.

La posizione dell'europarlamentare era stata prima stralciata dall'indagine principale nel dicembre 2021, e poi ieri (lunedì, ndr) è stata archiviata. Noi abbiamo detto da subito che l'ipotesi era insostenibile; dal punto di vista processuale non si poteva, su quelle intercettazioni, basare una presunta consapevolezza di Adinolfi. Ed era insostenibile anche storicamente, dato che avrebbe implicato un accordo tra uno o più elementi del clan Di Silvio, ma la prima affermazione giudiziaria risale ad almeno due anni dopo, nel 2018, con l'ordinanza del processo Alba Pontina. C'era un'estrema evanescenza del quadro indiziario».

«Comprendo ora - conclude Adinolfi - come possano sentirsi cittadini normali che vengono colpiti per un qualsiasi problema giudiziario. A mio parere la riforma della giustizia deve andare nella direzione della massima velocità. Occorre certezza della rapidità del diritto e delle sanzioni. Mi batterò per questo». La notizia dell'archiviazione viene salutata anche dal capogruppo leghista alla Pisana, Angelo Tripodi, secondo il quale «Adinolfi ha sofferto molto, insieme ai familiari e alla nostra classe dirigente, per questa vicenda giudiziaria, da cui è uscito a testa alta».

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