Il giudice Guarnotta: «Io, nel mirino della mafia perchè ho istruito i processi ai politici»

Il giudice Guarnotta: «Io, nel mirino della mafia perchè ho istruito i processi ai politici»
di Saverio Occhiuto
3 Minuti di Lettura
Domenica 27 Ottobre 2019, 15:04
«Ricordo che venne a casa mia e mi spiegò che la nostra organizzazione aveva bisogno di fare dei favori alla poltica quando ve ne era necessità». La premessa della testimonianza rilasciata ai magistrati di Caltanissetta dal collaboratore di giustizia Pietro Riggio è già abbastanza inquietante. Ma lascia senza fiato quando il pentito spiega che l'uomo che molti anni prima gli aveva fatto quella confessione era un ex poliziotto, un dipendente dello Stato che avrebbe svolto un ruolo attivo nella strage di Capaci, l'”attentatuni” che il 23 maggio del 1992 fece scempio dei corpi di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini di scorta del giudice antimafia.

In quella stessa occasione il poliziotto fa un'altra rivelazione choc al pentito: racconta di essere stato incaricato, nel 2000, di eliminare il giudice Leonardo Guarnotta, oggi unico superstite assieme all'abruzzese Giuseppe Di Lello del pool antimafia istituito a Palermo dal giudice Antonino Caponnetto. La testimonianza di Riggio, che risale ad alcuni mesi fa, è diventata pubblica solo nei giorni scorsi. Oggi Guarnotta, alla soglia degli 80 anni portati con disinvoltura “nonostante qualche acciacco”, come racconta lui con un sorriso a Pescara, impegna il suo tempo libero andando in giro per l'Italia a parlare con i ragazzi delle scuole per raccontare il sacrificio degli uomini che hanno dato la vita nella lotta alla mafia, come gli amici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Ieri era a Pescara per partecipare alla cerimonia di consegna dei premi Borsellino e ricevere l'ennesimo riconoscimento: «Mi hanno chiamato dei giornalisti per dirmi dell'attentato che sarebbe stato preparato per me nel 2000. Ne so in realtà ancora poco, se non quello che ho letto sui giornali. In quegli anni - racconta Guarnotta - avevo già lasciato il pool per passare a dirigere la seconda sezione penale del Tribunale di Palermo. Se così fosse, è la prova che anche dopo tanto tempo eravamo ancora “attenzionati” da Cosa nostra».

Perché avrebbero dovuta eliminarla proprio in quel periodo?

«Non ho ancora elementi precisi per formulare delle ipotesi, ma in quegli anni avevo istruito due processi importanti al Tribunale di Palermo, che vedevano imputati Calogero Mannino (ex ministro della Democrazia cristiana) e Marcello Dell'Utri (braccio destro di Berlusconi) per concorso esterno in associazione mafiosa. Due processi che ebbero esiti diversi, come è noto: Mannino assolto in Cassazione, Dell'Utri condannato in via definitiva. Non so se possa esserci un legame con il presunto attentato nei miei confronti. Certo è che se avessero eliminato il giudice in quel periodo, questi processi avrebbero rischiato di andare in prescrizione. Poi ci sono altri fatti strani avvenuti proprio nel 2000».

Quali?

«Ricordo che a mio figlio fu rubata l'auto che aveva lasciato nei pressi del circolo Tennis, vicino casa, dove si era recato per assistere a una partita. E un altro episodio curioso: avevo accompagnato mia madre a fare un giro nei negozi di Palermo. Doveva compare un vestito e lei è molto pignola negli acquisti. Dopo qualche giorno le fu recapitato un pacco nella sua abitazione. C'era un vestito privo di etichetta e un indirizzo del mittente, senza alcun nome. Una via che a me risultava del tutto sconosciuta. La squadra mobile di Palermo, allora guidata da Luigi Savina, fece delle indagini che cofermarono che quell'indirizzo non esisteva».

Presidente del Tribunale di Palermo fino al 2015, Guarnotta è senza scorta da un paio d'anni. Nel tempo libero si dedica allo sport, la sua grande passione: «Ho dovuto abbandonare il calcio ma gioco a tennis. Solo in doppio, assieme a un amico carabiniere che corre al posto mio - sorride l'ex magistrato del pool antimafia - quando la pallina arriva a più di dieci centimetri da me».
© RIPRODUZIONE RISERVATA