Eremo dannunziano, troppi visitatori disturbano il proprietario: il Tar “chiude la porta”

Eremo dannunziano, troppi visitatori disturbano il proprietario: il Tar “chiude la porta”
di Walter Berghella
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Domenica 20 Giugno 2021, 07:49

Per entrare nella stanza di Gabriele D'Annunzio ricca di arredi storici, manoscritti e libri d' epoca non si può passare davanti alla camera da letto di uno dei comproprietari della Casa Museo, in località Portelle a San Vito Marina. La prima sezione del Tar di Pescara demolisce tutti i provvedimenti amministrativi decisi dal 2013 fino al 2020 dal comune di San Vito Chietino per l'istituzione della servitù di passaggio dalla scalinata posteriore che interseca la porzione di abitazione del ricorrente Giustino Verì, difeso dagli avvocati Vincenzo Antonucci e Alberto Paone.

In quella casa, nel 1889, il Vate scrisse il romanzo Il Trionfo della Morte, concluso nel 1894, e vi ospitò la sua amata Elvira Natalia Fraternali Leoni, chiamata Barbarella, i cui resti mortali sono giunti nell'incantevole Eremo Dannunziano il 10 agosto 2010, provenienti dal cimitero il Verano di Roma. Nel 2016 per tanta ricchezza culturale e ricordi di passioni tra i due grandi amanti venne poi creato il Parco Letterario Dannunziano. Nelle scorse settimane l'Eremo è stato di nuovo scelto, col solito enorme afflusso di turisti, dalla campagna Fai 2021.

Dopo un lungo contenzioso giudiziario il Tar si è pronunciato definitivamente accogliendo il ricorso di Verì e annullando tutti i provvedimenti impugnati.

Il Comune, difeso dall'avvocato Diego De Carolis, è stato anche condannato al rimborso delle spese legali del ricorrente per 3.500 euro oltre ad accessori. Il Collegio, presidente Paolo Passoni, Renata Emma Ianigro, consigliere estensore e Giovanni Giardino, referendario, ha infine ordinato che la sentenza sia eseguita dal Comune. Insomma bisogna trovare un altro ingresso alla stanza museo, donata alla città nel 1961 dall'ex sindaco Ermenegildo Ciampoli a scopo di istruzione, educazione e turismo, oppure continuare ad entrare dalla scalinata interna che insiste sulla proprietà appartenente alla famiglia del notaio De Rosa - Di Cintio, di Pescara, generosi magnati culturali e d'arte che hanno sempre gentilmente consesso l'accesso.

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