In un certo senso è come se avesse “perdonato” il giovane che, a luglio 2018 sulla spiaggia del Lido Bianco, a Francavilla al Mare, in provincia di Chieti, lo minacciò con un coltello. Ciro Immobile, il capitano della Lazio e bandiera della Nazionale, davanti al giudice Nicoletta Mariotti, pm Alissa Miscione, ieri ha rimesso la querela nel processo, dove non si è costituito parte civile, che lo vede persona offesa. Il calciatore era con il suo avvocato Maurilio Prioreschi, assente Fabio Di Clemente, il 32enne imputato, tifoso del Pescara, assistito dall’avvocato Stefano Sassano, che quel giorno avrebbe minacciato di morte il calciatore, con un passato importante nel Pescara, dopo averlo apostrofato per la sua militanza nella Lazio.
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Immobile, rispondendo al pm, ha ricostruito cosa accadde quel pomeriggio. «Stavo con mia moglie e i miei figli, eravamo come tutte le famiglie al mare, ero circondato da tante persone che volevano l’autografo, c’erano molti bambini, famiglie, mi hanno riconosciuto, appena si sono allontanate un po’ di persone e si è creata l’occasione, Di Clemente si è avvicinato - ha ricordato Immobile -. Mi ha detto vieni a parlare in privato con me? Io gli ho detto non ti conosco, non ho niente da dirti, se mi devi dire qualcosa dimmela qua perché sto con la mia famiglia, non mi va di allontanarmi. Lui ha iniziato a inveire, a dirmi laziale di m.. sei cambiato. Poi si è allontanato perché l’amico l’ha portato via, dopo un po’ è ritornato, impugnava un coltello di quelli che si usano nei ristoranti, non era a serramanico, era un coltello normale, da cucina».