Condannato per maltrattamenti alla madre. Dal passato del figlio di Luisa Scognamiglio, 78 anni, di Avezzano, morta all’ospedale in circostanze sospette, emergono violenze psicologiche e fisiche sulla mamma, vecchie denunce e una condanna. In passato è finito sotto accusa per ripetuti maltrattamenti alla donna. «A volte diventava prepotente e violento: la insultava, la minacciava, rompeva tutto quello che gli capitava a tiro in casa: insomma aveva ridotto la donna in uno stato continuo di paura», raccontano i vicini.
È l’avvocato Roberto Verdecchia, del foro di Avezzano, che assiste i familiari a raccontare i rapporti, non proprio idilliaci, tra la madre e il giovane. «Il figlio è finito a processo - precisa - la prima volta per ripetuti maltrattamenti e minacce alla madre tra il 2003 e il 2009, ma è stato assolto per intervenuta prescrizione. Non contento Luca ha continuato nel suo atteggiamento violento nei confronti della donna e così per episodi avvenuti tra il 2015 e il 2016 fu denunciato e processato». Il tribunale di Avezzano ha poi condannato il figlio a due anni e sei mesi di reclusione che poi in appello la pena è stata ridotta a un anno e dieci mesi. «L’avvocato della difesa - precisa Verdecchia - ha impugnato la sentenza in Cassazione e siamo in attesa della decisione della Corte».
LA VERITÀ Ora i familiari vogliono conoscere la verità sul decesso di Luisa Scognamiglio, la 78enne di Avezzano, spirata all’ospedale la sera del 13 gennaio. Sulla sua fine si addensano diverse ombre che danno i contorni di quello che appare un giallo. La donna è arrivata al pronto soccorso con lesioni in varie parti del corpo ed è per questo che, questa mattina, il procuratore di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato, ha deciso di incaricare un medico legale per l’esame autoptico che dovrà stabilire le cause della morte. Intanto la Procura ha iscritto sul registro degli indagati, come atto dovuto per svolgere gli accertamenti tecnici, il figlio per omicidio preterintenzionale. L’autopsia, che verrà effettuata in giornata, stabilirà se la donna è morta per le percosse o per le malattie pregresse. La polizia giudiziaria della procura intanto ha passato l’atto formale al magistrato, accompagnandolo, non solo con la cartella sanitaria sequestrata, ma anche con tutte le relazioni di servizio dei precedenti interventi che, su richiesta della donna, erano stati effettuati nell’abitazione. Il figlio ora è disoccupato, dopo aver chiuso il vivaio che si trovava a Scurcola Marsicana, sulla Tiburtina Valeria.