Alina Cozac uccisa dal fidanzato a Pescara, sul collo i segni dello strangolamento. Lui aveva fatto credere a una «morte naturale»

La donna aveva 40 anni. Il convivente Mirko De Martinis aveva parlato di "malore". L'autopsia: asfissia meccanica violenta da strangolamento

Alina uccisa dal fidanzato, sul collo i segni dello strangolamento
di Paolo Vercesi e Rosalba Emiliozzi
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Giovedì 7 Settembre 2023, 07:39 - Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 06:58

Cause naturali, così era sembrato in un primo momento. Ma che dietro la morte di quella giovane donna ci fosse qualcosa di poco chiaro, gli inquirenti e il medico legale lo hanno sospettato dopo aver notato strani segni sul collo della vittima. Disposta l’autopsia, le indagini sono andate avanti senza sosta. Il funerale si è tenuto il 17 febbraio ma lei, Alina Cozac, romena di 40 anni, se n’era già andata un mese prima: era il 22 gennaio quando i sanitari la trovarono senza vita nel suo appartamento in affitto a Villa Raspa di Spoltore (Pescara). A distanza di otto mesi dal fatto, la pista investigativa ha portato a un’accusa netta e drammatica: femminicidio, sostiene la procura. E ieri pomeriggio, su disposizione del gip De Rensis, per quel presunto delitto è stato condotto in carcere il 47enne Mirko De Martinis, convivente della donna.

Già il 17 agosto il procuratore aggiunto aveva chiesto il provvedimento di arresto, sulla base delle risultanze degli esami dell’anatomopatologo Ildo Polidoro affiancato in un collegio per le garanzia difensive dal dottor Cristian D’Ovidio. Morte per strangolamento: a queste conclusioni sono arrivati gli esperti affiancati dalla polizia giudiziaria del Gav (Gruppo anti violenza) della procura di Pescara di cui fanno parte donne e uomini dei carabinieri e della polizia, specializzato nei casi di violenza di genere e in danno di soggetti fragili. Un’accusa «suffragata da gravi indizi di colpevolezza», così scrive il procuratore capo Giuseppe Bellelli, e caduta addosso a Mirko De Martinis. Eppure era stato proprio lui a chiamare il 118 intorno alle 4 del 22 gennaio per chiedere soccorso per la sua compagna che si era sentita male: telefonata registrata in atti che il personale dei Gav e i magistrati hanno poi riascoltato con attenzione. I sanitari trovarono la donna sul letto e i tentativi di rianimarla risultarono purtroppo vani. De Martinis è stato quindi indagato e si è difeso dicendo che la sua compagna aveva avuto un malore.

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La relazione finale dei medici legali, depositata il 25 luglio in procura, ha confermato «un complesso di evidenze macroscopiche e microscopiche che conducono ad un giudizio univoco di “asfissia meccanica violenta da strangolamento...”. La donna presumibilmente è stata colta di sorpresa nel letto e strangolata con una compressione sul collo con il ginocchio o con l’avambraccio dell’omicida». Svelato il movente: lei aveva manifestato ad amiche e parenti l’intenzione di interrompere la lunga convivenza con il 47enne.
I fratelli di lei, quasi tutti all’estero, avevano avuto sospetti fin da subito e si erano rivolti dall’avvocato Giovanni Mangia che diede impulso a nuove indagini.

A rappresentare la famiglia di Alina Coza c’è adesso l’avvocato Valter Biscotti, che ha alle spalle casi importanti, tra cui l’omicidio di Meredith Kercher, il caso Avetrana, tutelando i familiari di Sarah Scazzi, e ancora Parolisi e poi Winston del giallo dell’Olgiata. «La famiglia ha accolto con grande soddisfazione la notizia dell’arresto di Mirko De Martinis, il convivente della povera Alina Cozac - ha dichiarato l’avvocato Biscotti -. Era angosciata perché pur sapendo che l’uomo era indagato non vedeva conclusa la vicenda seguita dal pm di Pescara, Di Stefano. Il deposito della perizia a luglio ha evidentemente accelerato la situazione». L’avvocato Giovanni Manieri, che difende l’arrestato, oggi incontrerà il suo assistito in carcere. «Mirko ha sempre detto di non aver commesso nulla, di essere innocente - ha aggiunto - le voleva bene».

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