Benvenuti sulle dolomiti degli Appennini
Da Pietracamela ai Prati di Tivo
ammirando i due Corni

Benvenuti sulle dolomiti degli Appennini Da Pietracamela ai Prati di Tivo ammirando i due Corni
di Stefano Ardito
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Mercoledì 5 Agosto 2015, 16:37 - Ultimo aggiornamento: 16:51

Benvenuti sulle Dolomiti d’Abruzzo. Salendo verso Pietracamela, e poi verso i Prati di Tivo, le rocce del Corno Grande e del Corno Piccolo (qui si dice “i due Corni”) sembrano la Marmolada o le Tre Cime. Le pareti, le creste, le lingue di neve che resistono fino ad agosto inoltrato fanno da sfondo a magnifiche faggete. La strada, tormentata da buche, fa capire che non siamo in Alto Adige. Ma il resto della magia c’è tutto.

Anche Pietracamela, a mille metri di quota, è diversa da Madonna di Campiglio o Cortina.

Il borgo, con le sue case di pietra appoggiate le une alle altre, merita una visita attenta, ma resta quasi sempre silenzioso. Vicoli, archi e scalinate conducono verso la chiesa, la cappella di San Rocco e le case affacciate sul Rio Arno. Nel Municipio si ammira una grande tela di Guido Montauti, un pittore “pretarolo” del Novecento che ha vissuto e lavorato a Parigi. Una frana caduta fa a monte del paese ha cancellato gli affreschi dipinti dall’artista sulle rocce.

Un altro smottamento, che ha interrotto la strada che inizia da Intermesoli, costringe a tornare alla statale 80, prima di salire verso Fano Adriano, un antico borgo di pastori raccolto intorno a una suggestiva parrocchiale. L’Eremo dell’Annunziata, su un cocuzzolo a monte del paese, offre una vista mozzafiato sul Gran Sasso.

Poi arriva il momento di salire. Dal piazzale dei Prati di Tivo, la strada che sale a sinistra nel boscoporta al Piano del Laghetto, straordinario belvedere sui due Corni e le colline di Isola del Gran Sasso e Castelli.

La maggioranza dei visitatori, però, sale in cabinovia ai duemila metri dell’Arapietra, e alla statua della Madonnina del Gran Sasso piazzata negli anni Trenta dagli Alpini. Il Corno Piccolo, da qui, sembra una torre di roccia chiara. Il Corno Grande, di fronte, si mostra con il Paretone, una muraglia di milleseicento metri di altezza. Sullo sfondo, nelle giornate serene, c’è il mare.

Dall’Arapietra, al mattino, si vedono gli alpinisti, attrezzati con corde, caschi, imbragature e aggeggi vari, incamminarsi verso la base delle rocce. Sui due Corni sono state tracciate centinaia di vie, dal primo al decimo grado di difficoltà, su un calcare spesso solidissimo.

Tre vie ferrate – Ricci, Ventricini, Danesi – consentono di affrontare la roccia senza fare delle vere arrampicate. Chi non ha esperienza di alta montagna, però, deve osservare questi percorsi da lontano, o ad affrontarli insieme a una delle guide alpine d’Abruzzo.

C’è un sentiero, però, che consente anche agli inesperti di salire. Si alza a tornanti, entra nel Vallone delle Cornacchie, supera una facile scarpata di rocce. Poi sale con delle diagonali, tocca dei grandi massi, raggiunge i 2433 metri del rifugio Franchetti, della sezione di Roma del Club Alpino Italiano. Occore poco più di un’ora.

Luca Mazzoleni, che lo gestisce da vent’anni, propone ai visitatori torte, minestre, polenta e un buon bicchiere di vino, ed è un’ottima fonte di informazioni sui sentieri.

Ad agosto, quando la neve si è sciolta, si può proseguire facilmente fino alla Sella dei Due Corni e alla conca del Calderone, il ghiacciaio più meridionale d’Europa, ormai sull’orlo dell’estinzione a causa del caldo. In discesa, dal sentiero, è bene tenere gli occhi aperti. I camosci, reintrodotti vent’anni fa sul Gran Sasso, si lasciano avvistare anche qui.

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