Abruzzo, Riello chiude la fabbrica: 71 licenziati, 19 trasferiti. Produzione spostata al Nord e in Polonia

Abruzzo, Riello chiude la fabbrica: 71 licenziati, 19 trasferiti. Produzione spostata al Nord e in Polonia
di Vito de Luca
2 Minuti di Lettura
Martedì 7 Settembre 2021, 16:36 - Ultimo aggiornamento: 16:37

Ieri primo giorno di presidio davanti allo stabilimento di produzione di caldaie Riello, a Villanova di Cepagatti (Pescara). La proprietà, infatti, avrebbe deciso di chiudere mettendo a rischio il posto di lavoro di 71 lavoratori, trasferendone poi, in Polonia o in nord Italia, 19. Ma non si tratta, purtroppo, dell'unico tavolo aperto in Regione, per quanto riguarda la crisi dell'occupazione.

Crisi di sistema

Tanto che anche la politica ha deciso di muoversi.

Come il Pd pescarese. «In ragione di qualificare un forte impegno a fronte della crisi di sistema che abbiamo di fronte ha fatto sapere il segretario provinciale del Pd, Nicola Maiale proponiamo la creazione di un tavolo permanente territoriale sull'economia, il lavoro e la produzione che veda la partecipazione delle forze politiche, delle organizzazioni sindacali, datoriali, associative, delle amministrazioni locali, della Provincia di Pescara e della Regione Abruzzo. Un tavolo sul territorio che affronti le criticità occupazionali in essere, con logica emergenziale, ma che si prefigga tra i suoi obiettivi quello di definire obiettivi e strategie utili a disegnare nuove mappe di produzione territoriali, stimolando vocazioni e mettendo a sistema le progettualità che verranno messe a terra dal Pnrr», il Piano di ripresa nazionale e di resilienza.

Secondo Maiale, «le drammatiche notizie che si susseguono, in tutto il territorio provinciale di Pescara, di ridimensionamenti aziendali, licenziamenti e annunciate chiusure - dalla Brioni Roman Style di Penne fino alla Riello di Cepagatti - impongono al mondo politico, ai sindacati, alle associazioni di categoria un impegno qualificato nel tentativo di perimetrare i nefasti effetti di quella che va sempre più qualificandosi come una vera e propria smobilitazione industriale della nostra provincia. Si tratta di un processo di deindustrializzazione che si accompagna a una altrettanto drammatica crisi del commercio e dell'economia dei servizi sull'area metropolitana pescarese, settori messi a dura prova già prima di marzo 2020».

© RIPRODUZIONE RISERVATA