Case green, cosa cambia? Caldaie a gas salve fino al 2040: passa la linea soft, salta la stretta sulle classi energetiche

C’è l’accordo a Bruxelles tra Consiglio, Commissione e Parlamento: salta la stretta sulle classi energetiche. Entro il 2030 le emissioni dovranno scendere del 16%. Confedilizia soddisfatta: «Ha prevalso il buon senso»

Case green, cosa cambia? Caldaie a gas salve fino al 2040: passa la linea soft, salta la stretta sulle classi energetiche
di Andrea Bassi e Gabriele Rosana
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Giovedì 7 Dicembre 2023, 21:53 - Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 11:56

L’obiettivo di ridurre le emissioni delle abitazioni resta. Ma non dovrà più essere rispettato casa per casa. Sarà calcolato sull’intero patrimonio residenziale sia privato che pubblico. E ci sarà più tempo, fino al 2040, per eliminare le caldaie a gas. È questo il cuore dell’accordo sulla direttiva per le “case green” raggiunto ieri in Europa nel trilogo che coinvolge Parlamento, Commissione e Consiglio. Ed è una vittoria soprattutto delle posizioni espresse dall’Italia e dalla Germania, che si erano fermamente opposte all’ipotesi di obbligare tutti i proprietari di casa a alzare entro pochi anni la classe energetica del proprio immobile con costose ristrutturazioni.

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Case green, l’accordo a Bruxelles

«Dovremo verificare bene i testi», ha commentato a caldo il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, «ma sembra confermato», ha detto, «l’approccio di buon senso che ha prevalso nella riunione del 12 ottobre e per il quale anche il governo italiano ha proficuamente operato.

Un approccio che elimina gli obblighi diretti per i proprietari, lasciando agli Stati maggiori libertà d’azione». Cosa prevede dunque la direttiva? Per quanto riguarda gli edifici residenziali, gli Stati membri dovranno garantire che a partire dal 2020 (quindi considerando valori di emissioni di partenza di quattro anni fa) l’energia primaria media dell’intero parco edilizio residenziale debba diminuire di almeno il 16 per cento entro il 2030 (il Consiglio voleva il 10 per cento, la Commissione il 20 per cento e il Parlamento europeo il 28 per cento) e di almeno il 20-22 per cento entro il 2035 (il Consiglio voleva il 15 per cento , la Commissione europea il 28 per cento e il Parlamento europeo il 35 per cento). 

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Gli edifici non residenziali

Per quanto riguarda gli edifici non residenziali, come gli uffici e i negozi, la soglia di riduzioni a partire dal 2030 sarà del 16 per cento (il Consiglio voleva 15 per cento, la Commissione europea il 25 per cento e il Parlamento europeo il 49 per cento) e dal 2033 sarà del 26 per cento (il Consiglio voleva 22 per cento, la Commissione il 35 per cento e il Parlamento l’ 81 per cento ). Vengono poi previste ulteriori eccezioni come gli edifici sottoposti a vincoli paesaggistici o culturali e altri edifici storici dove la ristrutturazione non è tecnicamente o economicamente fattibile. E poi gli edifici temporanei, i manufatti agricoli, e gli edifici di proprietà delle forze armate.

Lo slittamento

L’altro punto rilevante dell’accordo riguarda le caldaie a gas. L’eliminazione è stata posticipata dal 2035 al 2040. Le norme parlano di una decarbonizzazione del riscaldamento e del raffreddamento, anche attraverso reti di teleriscaldamento e raffreddamento, e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento in vista di una completa eliminazione graduale delle caldaie a combustibili fossili entro il 2040. Arriva anche l’obbligo di installazione dei pannelli solari entro il 31 dicembre 2026, su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con superficie utile superiore a 250 mq, e dal 2030 su tutti gli edifici pubblici di superficie superiore a 250 mq.

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