Pnrr, intesa fra Italia e Ue: cambiano gli obbiettivi, il ministro Fitto: «Nessun ritardo: siamo più avanti degli altri»

Parte l’iter per la quarta tranche: i 16 miliardi forse pagati l’anno prossimo

Pnrr, intesa fra Italia e Ue cambiano gli obbiettivi, il ministro Fitto: «Nessun ritardo: siamo più avanti degli altri»
di Andrea Bulleri
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 12 Luglio 2023, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 00:24

Nessun ritardo sul Pnrr. O almeno, «nessun ritardo imputabile a questo governo». Non ci sta, Raffaele Fitto, a far passare la narrazione di un’Italia in difficoltà a maneggiare i fondi e rispettare le scadenze dettate dal Piano di ripresa e resilienza. Al contrario: è proprio per non rischiare di perdere i preziosissimi fondi europei (67 i miliardi già incassati, 124 quelli ancora da ricevere) che il ministro degli Affari Ue annuncia che l’esecutivo ha rimesso mano – con la benedizione della Commissione europea – a dieci dei 27 obiettivi da raggiungere per chiedere il pagamento della quarta rata di finanziamenti (da 16 miliardi). Una tranche che verrà chiesta «per intero, non immaginando un definanziamento», avverte Fitto. Mettendo in chiaro che il governo non ha alcuna intenzione, insomma, di rivedere al ribasso la portata del Recovery. 


«FAKE NEWS»
Una rassicurazione arrivata dopo che in mattinata era suonato l’allarme per la convocazione «d’urgenza» di una cabina di regia a Palazzo Chigi, proprio per discutere di come riscrivere gli obiettivi del piano giudicati più a rischio, e dunque in grado di compromettere l’erogazione della tranche di finanziamento numero quattro. «Nessuna urgenza», chiarisce più tardi il ministro responsabile del Piano in conferenza stampa (bollando tutto come «fake news»): «La convocazione è avvenuta ieri, perché nel tardo pomeriggio abbiamo avuto un via libera tecnico dell’Europa e solo dopo abbiamo potuto convocare la cabina di regia». 
Il via libera della Commissione alle modifiche, per quanto a livello informale, è già stato incassato. Ormai da mesi, infatti, tra Roma e Bruxelles andava avanti un «lavoro tecnico preliminare» per capire come rivedere alcuni target fissati nel Pnrr. «Obiettivi e situazioni, lo dico senza polemica, che non riguardano le decisioni di questo governo», ci tiene a precisare Fitto. Ma che avrebbero potuto far traballare l’impalcatura del Piano. Si tratta, viene spiegato, di «circostanze oggettive», «mere correzione formali» ma anche veri e propri «errori», che riguardavano diverse materie: dai bandi per gli asili nido da prolungare alla Space economy, dal rinnovo del parco ferroviario per il trasporto locale con treni puliti fino al «progetto Cinecittà». Modifiche, si diceva, di fatto già concordate con Bruxelles: ora manca solo l’ok formale di palazzo Berlaymont alle modifiche, atteso a stretto giro.
Subito dopo partirà la richiesta per la quarta rata. Richiesta che – fa notare qualcuno – avrebbe dovuto già essere inoltrata entro il 30 giugno, calendario alla mano.
«Non è così», replica Fitto: «Quel termine è indicativo, non obbligatorio». Respinge gli attacchi, il ministro: «Saremo il primo Paese a chiedere la quarta rata del Pnrr, e quello con il Piano dall’importo più elevato: se noi siamo in ritardo, gli altri che situazione hanno?». Anche se, fa notare «nessuno può dare garanzie» sul fatto che i fondi arrivino entro il 2024. Anche per quanto riguarda la terza rata (da 19 miliardi), il cui pagamento è già slittato di circa 8 mesi, Fitto rassicura: nessuna decurtazione è mai stata chiesta (né proposta). I tempi, semmai, sono lunghi perché si è entrati in una fase in cui le verifiche sono «più complesse». Anche Giancarlo Giorgetti, in mattinata, aveva provato a tranquillizzare, rischiano però di ottenere l’effetto contrario: «Se la terza rata del Pnrr fosse entrata prima, sarebbe stato meglio», ma «siamo in grado di gestire la situazione anche se queste risorse non arrivano», le parole del ministro dell’Economia. 
Le opposizioni non ci stanno e vanno all’attacco: per Carlo Calenda «siamo all’emergenza nazionale», mentre per Francesco Boccia, capogruppo Pd al Senato, il governo «ammette quello che abbiamo denunciato, ossia che la quarta rata non è più certa» (parole che FdI bolla come «polemiche pretestuose»). E se M5S e dem, segretaria Elly Schlein in testa, chiedono che «Giorgia Meloni venga a riferire in Parlamento» (perché «non si è ancora visto un euro della terza tranche del Pnrr e perché rischia di slittare anche la quarta»), da Palazzo Chigi filtra che la premier non sarà in Aula a riferire sul tema: «È già prevista la relazione di Fitto». Che infatti conferma: «Sarò in Parlamento il 18 luglio, per la relazione semestrale. E penso – chiosa – di esserci andato un numero di volte che non ha termini di paragone, rispetto ai ministri dei governi precedenti...». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA