Il “parlamentino” dovrebbe varare una delibera che sancirà i tagli. In particolare l’ipotesi di lavoro dovrebbe riguardare solo uno dei capitoli di spesa del Consiglio, ovvero quello che comprende le segreterie, le indennità, i costi dei gruppi, la parte più squisitamente politica. Su tre linee: i fondi per le spese di funzionamento e per il personale e le indennità di ciascun consigliere. La copertura della spesa di circa 700 mila euro (che tiene conto anche di eventuali surplus per gli incarichi che i consiglieri potrebbero ricoprire, ad esempio nelle commissioni) dovrebbe essere ripartita così: si dovrebbero tagliare di una soglia tra l’otto e il dieci per cento le spese di funzionamento per ogni gruppo; una riduzione significativa dei costi per il personale esterno (collaboratori e staffisti), dal presidente in giù, fino ai gruppi (ogni consigliere ha circa 53 mila euro a disposizione); un taglio di 1.000- 1.300 euro sullo stipendio di ciascun consigliere. Il piano, su cui vige ancora un certo riserbo, potrebbe subire modifiche all’esito del dibattito di oggi dell’Ufficio di presidenza, ma sostanzialmente dovrebbe muoversi su queste linee guida.
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