Decine e decine di profughi accampati alla stazione di Milano tra emergenza e polemiche. Sono quasi tutti eritrei, arrivati attraverso la Libia, e quasi tutti hanno solo un desiderio: andarsene al più presto dalla Stazione Centrale di Milano. Come Okubai, 28 anni, che mostra un biglietto con la scritta 'Ligurià il suo primo approdo in Italia prima di arrivare a Milano 4 giorni fa, dopo aver viaggiato per due mesi, passando attraverso l'Etiopia, il Sudan e la Libia.
«Voglio andare in Danimarca, dove mio fratello vive da 7 mesi», dice, tradotto da un volontario che assiste i profughi.
Il Gruppo Fs ha ribadito ancora una volta che 'la Centrale non è il luogo adatto per la gestione dell'emergenzà. Collaborazione sì, affermano, ma 'diretta a salvaguardare il diritto di chi viaggia in treno a muoversi liberamente all'interno delle stazioni e a tutelare un patrimonio che il Gruppo FS Italiane sta valorizzandò. Fs ha quindi fatto sapere che a sue spese sistemerà i locali della Stazione Centrale con ingresso da via Sammartini, e quindi non interessati al traffico ferroviario e all'utenza. Locali, ricorda, già messi a disposizione da novembre e ritenuti idonei d'accordo con la Prefettura e il Comune, idonei a fungere da base per fornire l'assistenza materiale e sanitarià. «Abbiamo appreso ieri sera dalle agenzie della disponibilità, da parte del Gruppo FS, di questi locali - replica il vicepresidente e assessore alla Salute della Regione Lombardia Mario Mantovani - Sentirò per questo il Ministro Delrio, per avere un quadro completo della situazione e permettere a Regione Lombardia di operare al meglio».
Mantovani, dopo un sopralluogo nel pomeriggio in stazione,ha chiesto che nel presidio sanitario ci sia anche un pediatra considerando i molti bambini tra i profughi. Intanto altre centinaia di migranti si apprestano ad una nuova notte di bivacchi. Ieri in stazione hanno dormito in circa 350. «Fino a un mese fa non restava nessuno a dormire, ma ora mancano gli spazi», dice Susy Iovieno dell'associazione SOS emergenza rifugiati Milano che opera da circa un anno nell'androne della stazione, quando arrivarono i primi profughi siriani.