Mafia capitale, l'ultima versione di Buzzi: «Marino come Alemanno»

Mafia capitale, l'ultima versione di Buzzi: «Marino come Alemanno»
di Silvia Barocci e Cristiana Mangani
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Sabato 8 Agosto 2015, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 10:09


ROMA Più che una confessione, i verbali di interrogatorio di Salvatore Buzzi sembrano una chiacchierata con gli amici. Perché tra le informazioni mischia le indiscrezioni, e alle accuse risponde tergiversando. Una cosa è vera, però, in questo calderone di notizie, e cioè che il ras delle coop è informato un po' su tutto: legge, segue le disgrazie con particolare attenzione e tira fuori dal cappello politici, affari, mazzette, appalti milionari e, per non farsi mancare niente, anche calciatori. Persino il capitano giallorosso, Francesco Totti, e l'ex nazionale Ciccio Cordova.
È il 22 luglio, i pm Prestipino e Ielo, insistono per sapere quali siano stati i suoi rapporti con Alemanno. Negli atti dell'inchiesta su Mafia Capitale compaiono intercettazioni, denaro girato alle fondazioni, e l'accusa vuole saperne di più. E mentre insistono per capire come l'ex primo cittadino possa non sapere di tutti quei soldi piovuti sulla Fondazione Nuova Italia, Buzzi dribbla e tira dentro Marino. Chiede Ielo: «Quindi lei paga Alemanno?». E Buzzi: «Noi con Alemanno non pagavamo nessuno». Pm: «Come non pagavate nessuno? Pagavate Turella». Buzzi: «E che c'entra? Turella lo dovevi paga' perché era lo sceriffo di Nottingham. Pagavamo 1.500 euro al mese...Ma non ha visto la differenza con il consiglio comunale di oggi, tutti a chiede' i soldi. Con Alemanno mica c'era questo rapporto. C'hai il rapporto col sindaco e basta».
IL LIBRO PAGA
I magistrati hanno ben chiaro quali siano i politici foraggiati dal re delle coop. E lui: «Io c'ho 18 consiglieri comunali su 45, cinque assessori su 12, cinque presidenti del municipio su 15. Con Alemanno mica c'avevamo 'ste cose. Avevamo lui e basta. Senta, dottò, ma lei pensa che Marino è meglio di Alemanno? Io ci dovrei ave' paura de Carminati no de Alemanno». Nel suo girovagare tra fatti e misfatti, l'indagato passa per le piste ciclabili, per l'appalto della cartellonistica, per i debiti fuori bilancio, e per il campo nomadi, dove cita anche Sveva Belviso, «interessata - a suo dire - per via del marito che costruì il campo della Barbuta». Poi arriva agli appartamenti in periferia affittati al Comune a cifre da capogiro, e tira in ballo addirittura Francesco Totti. «I residence costavano un patrimonio - spiega - e lì c'era pure il famoso residence Ten. Il residence Ten è di Francesco Totti. Praticamente si è comprato questo palazzo a Torremaura, e poi ha vinto casualmente la gara con la Ten. Io questa cosa la so perché me la raccontava Odevaine che con Totti c'aveva un rapporto. Il palazzo viene messo a bando. Stiamo nel 2006, 2007. Esce un bando e vince insieme con altri». Chiede il pm: «Ma Odevaine le racconta che questa gara è truccata?». Buzzi: «Non me lo dice, però insomma gli dai la notizia: "comprati il palazzo, che poi esce la gara...”. I rapporti tra loro erano strettissimi. La Roma andava in trasferta, Odevaine andava con l'aereo della Roma. Lo sa ai bambini di Totti chi faceva la sicurezza? Pm: «Mettiamoli da parte i bambini». «La sicurezza la facevano i vigili urbani del comune di Roma - continua l'indagato - e pagava il comune».

LA MENSA
L'ex capitano della Roma, Ciccio Cordova, invece, si mette sulla sua strada per via di una mensa che avrebbe dovuto provvedere a fornire i pasti al Cara. «Con gli immigrati lui fa 13 al totocalcio», afferma Buzzi. Qualche ora prima, all'inizio dell'interrogatorio, nel ricordare come era arrivato a fare la prima associazione temporanea di impresa, pesca nella memoria un nome molto conosciuto nella Capitale, quello di Mauro Miccio, che ha rivestito diversi incarichi importanti. «Fu lui a consigliarci di fare un'Ati con una ditta australiana, la Serco. Loro, gli amministratori dell'epoca, gradivano questa cosa, anche se noi lavoravamo e gli altri facevano poco».