Mafia Capitale, bufera in Campidoglio dopo le accuse a Pucci. Marino: ha la mia fiducia

Mafia Capitale, bufera in Campidoglio dopo le accuse a Pucci. Marino: ha la mia fiducia
di Fabio Rossi
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Sabato 8 Agosto 2015, 06:01 - Ultimo aggiornamento: 09:28

Le dichiarazioni di Salvatore Buzzi scuotono di nuovo il Campidoglio. Questa volta, a finire nei verbali dell'inchiesta Mafia Capitale è stato l'assessore ai lavori pubblici Maurizio Pucci, chiamato in causa dall'ex presidente della cooperativa 29 giugno per presunti finanziamenti per la campagna elettorale risalenti al 2006. A Palazzo Senatorio in realtà nessuno crede alle recenti frasi di Buzzi, definite «parte di una strategia diffamatoria basata sul nulla assoluto».
Ma se allo stato non c'è neppure l'ipotesi teorica di un nuovo avvicendamento in giunta, quello che preoccupa è il ruolo chiave affidato negli ultimi mesi a Pucci, in caso arrivassero nuove rivelazioni dagli interrogatori in corso. L'assessore, dal canto suo, annuncia la «querela per calunnia» contro lo stesso Buzzi.

L'INCARICO

L'assessore è diventato in pratica il coordinatore degli interventi prossimi venturi, che saranno messi in cantiere per il Giubileo straordinario che prenderà il via l'8 dicembre. E anche semplici voci sul suo conto, in questo passaggio cruciale per l'amministrazione comunale, creano comunque qualche imbarazzo. Insomma, non c'è alcuna preoccupazione sul fronte penale, ma politicamente Ignazio Marino avrebbe preferito evitare un'ulteriore esposizione mediatica per la sua squadra di governo. A ogni buon conto ieri il sindaco, fuori Roma in questo fine settimana, ha telefonato al responsabile dei lavori pubblici per confermargli la «piena fiducia, senza alcun dubbio» da parte dei vertici del Comune.

LA RISPOSTA

Pucci, dopo aver letto le notizie che lo riguardano, replica a stretto giro di posta: «Le circostanze riferite dal signor Buzzi sono false, totalmente infondate e quindi calunniose - si legge in una nota diffusa dal Campidoglio a firma dell'assessore - Mi sia anche consentito aggiungere che, a leggere quanto scrivono, ai magistrati è del tutto chiaro che il signor Buzzi mischia bugie, millanterie, pettegolezzi». In particolare, sottolinea Pucci, «nel mio caso egli stesso ammette di non avere avuto alcun rapporto con me durante l'amministrazione Marino, ma per gettare un po' di fango su una giunta che sapeva non asservita ai suoi interessi, è costretto a retrodatare di dieci anni una presunta dazione di denaro e altre utilità mai avvenute».

LA RICOSTRUZIONE

A Palazzo Senatorio puntano il dito in particolare su quelle che sarebbero «evidenti incongruenze» nelle ricostruzioni dell'ex ras delle cooperative, soprattutto per quanto riguarda le date indicate: «Nel 2006, infatti, non ho partecipato in alcun modo a nessuna campagna elettorale - ricorda Pucci - né come candidato né in alcuna altra forma per il fatto, facilmente riscontrabile, che nel marzo del 2006 sono stato nominato direttore della Protezione civile della Regione Lazio, incarico che ho mantenuto fino al 2010 e che è del tutto incompatibile con qualsiasi partecipazione a campagne elettorali». Dunque, conclude l'assessore «è del tutto falsa l'affermazione del signor Buzzi, secondo il quale io avrei ricevuto finanziamenti o l'uso di autovetture da parte sua».

LO SCENARIO

Giunta a parte, quello che preoccupa a Palazzo Senatorio sono soprattutto le ripercussioni dell'inchiesta Mafia Capitale sul consiglio comunale, colpito da arresti e avvisi di garanzia. L'aula Giulio Cesare negli ultimi mesi si è trasformata in qualcosa di molto simile a un porto di mare, con continui avvicendamenti, dimissioni e consiglieri che abbandonano ruoli di primo piano per restare in posizione più defilata: e lo smarrimento è sempre più evidente, soprattutto in una situazione in cui la maggioranza ha praticamente perso Sel, passata all'appoggio esterno all'amministrazione. E dal centrodestra partono all'attacco: «Comunque 'sta storia che Buzzi va bene se spara a destra e non quando parla della sinistra è poco convincente», scrive su Twitter il leader de La Destra, Francesco Storace. «Il Comune di Roma deve essere sciolto o per infiltrazioni mafiose o, come noi abbiamo sempre suggerito, per quelle gravi inadempienze amministrative che prevedono il commissariamento», affonda Fabio Rampelli, capogruppo Fdi-An alla Camera.