Mafia capitale, Buzzi tira fuori il libro mastro: «Pagavo pure Pucci e Pomarici»

Mafia capitale, Buzzi tira fuori il libro mastro: «Pagavo pure Pucci e Pomarici»
di Alessia Marani
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Venerdì 7 Agosto 2015, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 09:56
Mazzette, soldi promessi e assunzioni “di scambio”: Salvatore Buzzi parla dal carcere di Cagliari ed è un fiume in piena. Il 23 luglio, incalzato dai magistrati Prestipino e Ielo, conferma di essersi fatto carico dei «costi di 4/5 assessori, 18 consiglieri comunali e 4/5 presidenti di Municipi». E tira fuori una sorta di “libro mastro” che contiene anche nomi finora estranei a Mafia Capitale, come quelli dell'attuale assessore ai Lavori pubblici Maurizio Pucci e Marco Pomarici, espressione della Lega di Salvini in Campidoglio, entrambi non indagati.



I VERBALI

«Il primo degli assessori con cui ho avuto rapporti di tal natura - si legge nel verbale - è Maurizio Pucci, al tempo della campagna elettorale del 2006, quando gli erogammo finanziamenti e gli mettemmo a disposizione un'autovettura che lui non voleva più restituire. Per il periodo dell'ultima consiliatura, però, non sono intervenute erogazioni nei suoi confronti». Ma Pucci smentisce: «Falsità totalmente infondate e quindi calunniose. Nel 2006 non ho partecipato ad alcuna campagna elettorale, né come candidato né in altra forma per il fatto, riscontrabile, che nel marzo del 2006 sono stato nominato Direttore della Protezione Civile della Regione Lazio, incarico incompatibile con qualsiasi partecipazione a campagne elettorali. È del tutto falsa l'affermazione per cui io avrei ricevuto finanziamenti o l'uso di autovetture da parte di Buzzi. Lo querelo per calunnia». La partita maggiore si gioca sulle delibere per il debito fuori bilancio con cui il Comune paga interventi non previsti per il verde, le strade e il sociale. Settori in cui le coop di Buzzi primeggiano. E lui riassume così alcune partite di giro: «Intanto la promessa a Coratti e D'Ausilio (non indagato, ndr) della somma di 100.000 euro, da costoro accettata, e poi non mantenuta a causa degli arresti intervenuti. Poi la promessa di 15.000 euro ciascuno a Giansanti e Ferrari (non indagati, ndr), promessa accettata». Quindi spunta il nome di Pomarici. «A parte le somme dovute a Tredicine nel 2009/2010, di cui ho già parlato - racconta Buzzi agli inquirenti - vi è stata una promessa del 10% di uno stanziamento pari a circa 2 milioni, di cui lui e Pomarici avevano la disponibilità in bilancio, con i cosiddetti emendamenti. Mi sono incontrato con loro in piazza del Campidoglio, mi hanno dato la disponibilità a orientare dove io gli avessi indicato tale finanziamento, io ho accettato e, su loro richiesta, ho promesso loro il 10% di tale valore». Tassativo Pomarici: «Pura fantasia, sono di una serenità estrema. Alle parole devono seguire riscontri, che non esistono».



DEBITI E POTERE

In un caso, le somme deliberate sarebbero state usate dal consigliere Pd Pierpaolo Pedetti per saldare un debito personale con Buzzi. Dice il ras delle cooperative: «Nel novembre 2014 Pedetti mi chiese un prestito di 10mila euro che io gli accordai in contanti, come da sua richiesta, prelevandoli dalla cassa nera, ottenendo in garanzia un assegno poi ritrovato in sede di perquisizione. Poi convenimmo, su sua richiesta, che non mi avrebbe restituito la somma ma che avrebbe orientato in un settore a me favorevole l'emendamento di cui disponeva di circa 60/70mila euro». Tre le assunzioni che l'ex vicesindaco Luigi Nieri (non indagato) avrebbe preteso da Buzzi. «Si tratta di assunzioni non normali, nè amicali (ossia quelle assunzioni che venivano messe in banca dati e effettuate se ne avevamo necessità) - mette a verbale il braccio destro di Carminati - ma di assunzioni immediate, del costo di circa 100/120mila euro e fatte in una logica di scambio in ragione della qualità pubblica rivestita dal vicesindaco». Altre tre le richiese Massimo Caprari.