Ignazio Marino verso le Europee? Il ritorno del "marziano" con i rosso-verdi e l'ipotesi rivincita sul Pd (che passa da Bruxelles)

Lui non conferma né smentisce. Ma si può fare, dicono tutti nel piccolo grande mondo progressista

Ignazio Marino verso le Europee? Il ritorno del "marziano" con i rosso-verdi e l'ipotesi rivincita sul Pd (che passa da Bruxelles)
di Mario Ajello
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Lunedì 1 Aprile 2024, 17:37

Un solo Ignazio e oltretutto il peggiore - questa la battuta che circola a sinistra - non può bastare alla politica italiana, e dunque ce ne vuole un altro. Se il primo Ignazio è La Russa, il secondo non può che essere Marino, sì lui: l’ex Marziano a Roma che non riesce a distaccarsi dalla politica e pur facendo il chirurgo in America ha il cuore e la testa quaggiù e non gli dispiacerebbe prendersi qualche rivincita dopo essere stato così maltrattato dal Pd quando era sindaco di Roma.

Marino verso le Europee (ma lui per ora tace)

La candidatura alle Europee di Marino, per i rosso-verdi di Fratoianni e Bonelli, non è una boutade. Lui non conferma né smentisce. Ma si può fare, dicono tutti nel piccolo grande mondo progressista. E il profilo, il format, il manifesto di Marino per la corsa verso Bruxelles e Strasburgo, dove oggettivamente servono competenze e a Ignazio le competenze non mancano, è in qualche modo pronto secondo che lo vorrebbe mandare nel Parlamento Ue. Ignazio il pacifista, ecco la trama di un film intitolabile il Ritorno del Marziano, che un po’ coincide con il ritorno del conte di Montecristo ma è meno vendicativo rispetto alla storia di Dumas. E’ da un po’, o da tanto, che Ignazio si occupa di Europa. Molto bello il libro collettivo, intitolato «VentiVentuno. Voci dell’anno che ha cambiato il mondo» e curato per Round Robin da Fabrizio Berruti, Marina Carrisi e Roberto Tricarico, su come noi europei abbiamo affrontato la stagione del Covid e Marino ne è stato uno degli autori più pregiati. Non solo. Il tema della pace è da tempo al centro delle riflessioni di Marino. E ci ragiona così Ignazio il Marxiano che torna sulla terra Europa (da cui in realtà non si è mai allontanato): «Quasi tutti sostengono di volere la pace. Ma è un’affermazione che non si sposa con la realtà. L’homo sapiens si è sempre impegnato nella guerra. È l’unico animale che uccide e tortura senza motivazione (se mai una motivazione potesse esistere), anzi provando piacere nel farlo. Questo però non significa che la guerra o la violenza debbano essere accettate come inevitabili. Un pensiero diverso è possibile a vantaggio di tutti, dei più deboli ma anche della dignità dei più forti». Ben detto, Ignazio: esclamano gli amici. E lui, ancora: «Le guerre esistono da sempre ma oggi sono diverse dal passato. Oggi la maggior parte delle vittime sono civili, in particolare donne e bambini. Guardiamo indietro per un momento. Immaginiamoci Canne dopo la vittoria di Annibale sui Romani. Ettari di terra macchiati di rosso per il sangue che ancora scorre dalle ferite degli ultimi a morire, e di carminio per il sangue già coagulato dei primi a morire. Centomila corpi, morti o agonizzanti. Proviamo a percepirne i lamenti e, nei giorni successivi l’odore dei cadaveri in putrefazione.

Terribile. Ma esiste una differenza rispetto a oggi. Erano tutti soldati professionisti che si scontrarono in un luogo appositamente scelto lontano dai civili. Guardiamo cosa accade oggi in Ucraina e Medio Oriente. Migliaia di civili massacrati spesso da qualcuno distante centinaia di chilometri che controlla un drone che frantumerà corpi, ucciderà vite e distruggerà interi quartieri, togliendo tutto ai sopravvissuti, come in un videogioco». 

Il ritorno


Michele Santoro, con la sua lista pacifista per le Europee, non poteva che puntare su Ignazio e infatti lo ha fatto. Ma ci si può candidare con la compagnia Santoro? Quella rosso-verde ha un altro standing, obiettivamente. «Solo la riconciliazione e il dialogo - come ha spiegato Marino in uno suo testo - possono condurre alla pace. Il pensiero del cardinale Carlo Maria Martini, scritto all’inizio di questo millennio proprio a Gerusalemme, in un altro momento di violenza e tensione, dovrebbe essere stampato e appeso in ogni aula scolastica, in ogni università, in ogni luogo di culto (di ogni culto)».
Marino la vede così: «Si avvicinano le elezioni per il Parlamento europeo in uno scenario mondiale che neanche il più sadico degli scrittori saprebbe creare. Gli Stati Uniti, la prima potenza del mondo, vedono confrontarsi per il ruolo di presidente e comandante delle forze armate due candidati che potranno completare il loro mandato da ottuagenari e che hanno già ricoperto il ruolo per cui competono. L’Asia è dominata direttamente o indirettamente da autocrati che negano l’autodeterminazione dei popoli. L’Europa è fragile al punto da aver perso qualunque confidenza nel proprio ruolo e nella propria storia. Se ricordasse anche solo gli eventi bellici più recenti, e i novantaquattro milioni di morti della prima e seconda guerra mondiale, ripudierebbe le armi come mezzo di offesa ai popoli o di risoluzione delle controversie internazionali. Cercherebbe ogni giorno e in ogni modo il cessate il fuoco in Ucraina e un negoziato in Medio Oriente. Interverrebbe con ininterrotta energia affinché palestinesi e israeliani possano essere liberati dal terrore e siano restituiti ai valori della vita, al rispetto reciproco e ad una convivenza in due Stati come stabilito nel 1948. Centomila morti a Canne in un giorno: tutti maschi e militari. Trentamila morti nella striscia di Gaza di cui almeno dodicimila bambini. Da ottobre 2023, quasi millecinquecento tra i bimbi sino ad adesso sopravvissuti hanno perso un arto. La violenza e l’odio, come il veleno ingerito descritto dal cardinal Martini, producono nuova violenza e nuovo odio. Non è difficile né sostenerlo né immaginarlo: cosa proverebbe ciascuno di noi davanti al corpicino di un nostro bambino morto perché sventrato dalle schegge di una bomba o che corre sanguinante verso di noi con un braccio mozzato all’altezza della spalla?». Ancora: «L’invio di armamenti e la partecipazione diretta o indiretta ad attività belliche non sono solidarietà agli aggrediti. Sono traiettorie che conducono alla morte, alla distruzione, alla sofferenza di vite che aspirerebbero all’obiettivo più naturale, la propria felicità e non il dolore fisico e psichico a cui ogni conflitto conduce. Non incitiamo a cercare impossibili vittorie in un conflitto infinito, che invece di condurre verso un altro mondo possibile, rende possibile la distruzione dell’unico mondo che abbiamo, con il pericolo dell’uso di armi nucleari e l’annientamento del genere umano e della natura». 
Cattolico e di sinistra Ignazio. E il format elettorale di Marino è proprio questo: parlare, bergoglianamente, alla sinistra; mobilitare il popolo arcobaleno; dargli una voce forte nelle urne. I vertici di Sinistra Italiana e dei Verdi in questa chiave non vedono l’ora di candidare il Marziano. Si farà? Probabilmente si farà. E di sta tutto il rientro il campo di Marino. Lui la pensa così: «L’orrore della strage del 7 ottobre e il diritto degli israeliani a vivere in pace e in sicurezza non possono giustificare il massacro in corso di decine di migliaia di donne, bambini e civili, l’espulsione di milioni di persone dalle loro case, i territori occupati in dispregio delle delibere dell’Onu, la pulizia etnica, il regime di apartheid con la soppressione di ogni diritto sociale e civile dei palestinesi. Non importa se accettiamo di usare o meno sostantivi come genocidio. Possiamo utilizzare un sinonimo ma la realtà non possiamo mascherarla». «Genocidio a Gaza»: sarà una delle espressioni che più sentiremo ripetere nella campagna elettorale per il 9 giugno e che i giovani - la candidatura Marino è molto rivolta a loro - non fanno che pronunciare in ogni occasione, di piazza e non di piazza. 
«Invece di votare per mettere a disposizione armi, l’Unione europea - dice sempre Il Mariano Pacifista - dovrebbe farsi mediatrice e promuovere la ricerca di una soluzione definitiva della questione palestinese chiedendo a tutti e due i popoli di accettare la dignità di due Stati distinti. E se riteniamo le armi necessarie allora che siano armi per creare pace in Europa e Medio Oriente: due strisce demilitarizzate e occupate da militari dei ventisette paesi europei. A quel punto la scelta sarebbe drammatica ma semplice. Avere la lucidità di cessare una guerra affidata ad altri per procura e porsi al centro della scena mondiale con la propria forza, culturale prima ancora che militare. Continuare a sparare, e coinvolgere l’Europa e la Nato, oppure fermarsi per non aprire la terza guerra mondiale. E per questo non è necessario costruire una potenza militare continentale e sovranazionale. Basterebbe una comunità di intenti, di desiderio di pace, anche mettendo a rischio la propria (apparente) estraneità al conflitto». 
Con Ignazio, appuntamento il 9 giugno. Sotto le insegne dei rosso-verdi. Anche se anche nel Pd c’è chi sta pensando e ci vorrebbe provare: ma perché non candidarlo con noi? E’ più schleineriano lui di tanti altri.

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