Mafia capitale, ecco il libro mastro di Buzz. Le accuse e i dubbi dei pm

Mafia capitale, ecco il libro mastro di Buzz. Le accuse e i dubbi dei pm
di Cristiana Mangani
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Venerdì 7 Agosto 2015, 06:08 - Ultimo aggiornamento: 08:16
ROMA - A conclusione dei fatti, quello che frega Salvatore Buzzi è il suo modo di parlare. Quando usa le metafore: «La mucca tu la devi mungere, però gli devi da' da mangià». O quando dice di sé, per giustificare comportamenti palesemente contraddittori: «Dottò, io so' un cazzaro, parlo come un cazzaro». E così, davanti alle contestazioni di mafiosità che la procura avanza nei suoi confronti, l'ex ras delle cooperative si difende: «Io nel mio linguaggio definivo, straparlando, i calabresi ndranghetisti, i siciliani mafiosi e i napoletani camorristi. A volte non capivo neanche quello che dicevano». Ed è in queste parole che potrebbe riassumersi la strategia difensiva dell'imputato: nel tentativo di smontare l'accusa più grave che gli viene avanzata dai pm, quella di associazione per delinquere di stampo mafioso.

I DUBBI

Buzzi viene ascoltato cinque volte dai pm e mette a verbale una presunta verità. Parla di soldi ad assessori, consiglieri comunali e presidenti di municipio, di mazzette concordate e poi sfumate per via degli arresti. Una sorta di libro mastro che tira dentro decine di persone. Ma a conclusione di quel fiume di parole, nell'incontro avvenuto il 21 luglio scorso nel carcere di Cagliari, i magistrati azzerano quattro punti delle sue dichiarazioni, giudicandole inaffidabili. «L'ufficio di Procura contesta all'indagato - scrivono - la scarsa credibilità delle sue dichiarazioni, legittime sotto il profilo difensivo». I punti contestati sono quelli in cui sembra chiaro che Buzzi tenta di “salvare” qualche amico. Si comincia con l'ex sindaco Gianni Alemanno che in più occasioni è stato descritto come «ignaro» dei vari passaggi di denaro. Sottolineano i pm che «non c'è plausibilità logica riguardo ai suoi rapporti con il sindaco, non essendo ammissibile che non vi fosse tra i due una esplicitazione dell'accordo corruttivo, tanto più che in alcune conversazioni Buzzi allude alla sua capacità corruttiva proprio verso Alemanno».



I RAPPORTI CON L'EX NAR

Altri racconti giudicati non credibili sono quelli in cui tiene fuori dai fatti illeciti Massimo Carminati. «L'ufficio contesta all'indagato - continua la procura - che proprio negli interrogatori precedenti ha confessato reati commessi insieme a Carminati». Anche perché lui era arrivato a dire: «Sono rimasto molto deluso dal suo comportamento (quello di Carminati, ndr), poiché è emerso che ha commesso svariati reati, mentre a noi ci rassicurava del fatto che non li commetteva». Come se non si parlasse dell'ex terrorista nero che vanta un certificato penale di parecchie pagine. «Allora perché usavate lo Jammer per impedire la captazione delle conversazioni?» chiedono i magistrati. «Era Carminati a volerlo - è la replica - aveva paura delle indagini della Procura su Finmeccanica». In contrasto sono giudicate le dichiarazioni su Riccardo Mancini, ex ad di Ente Eur. Aspetti che non convincono i pm. Mancano all'appello, i fatti riguardanti la politica: presunte spartizione e corruzione di Comune e Regione. Di questo i pm non fanno cenno.



LA POLITICA

E allora Buzzi rilancia e tira fuori una storia secondo la quale la nuova amministrazione comunale gli aveva posto a carico i costi di 4-5 assessori, 18 consiglieri comunali e 4-5 presidenti di municipi. Una “black list” sulla quale chiarisce: «Il primo degli assessori con cui ho avuto rapporti di tale natura è Maurizio Pucci, al tempo della campagna elettorale del 2006, quando gli erogammo finanziamenti e gli mettemmo a disposizione un'autovettura, che lui non voleva più restituire. Per il periodo dell'ultima consiliatura, però, non sono intervenute erogazioni nei suoi confronti». Pucci smentisce categoricamente queste dichiarazioni, mentre Buzzi aggiunge altri particolari: «Vi sono state assunzioni richieste da Luigi Nieri. Si tratta di assunzioni non normali, né amicali, ma assunzioni immediate, del costo di circa l00-120 mila euro, fatte in una logica di scambio, in ragione della qualità pubblica rivestita dal vicesindaco». Riguardo alle deliberazioni per il debito fuori bilancio, poi, è andata così: «Vi sono state le erogazioni che riassumo: la promessa a Coratti e D'Ausilio della somma di 100 mila euro, accettata da loro, e poi non mantenuta a causa degli arresti. E la promessa di 30 mila euro (15 per ciascuno) a Giansanti e Ferrari, promessa accettata». Fatti sui quali gli inquirenti stanno indagando. E che fanno dire all'avvocato Alessandro Diddi che lo assiste: «Le dichiarazioni che gli vengono contestate sono la riprova della sua assoluta credibilità. Se avesse voluto calunniare qualcuno non gli costava nulla assecondare i sospetti dei magistrati. Poteva rispondere come volevano loro. Non lo ha fatto perché dice la verità».