Crescita, Tuscia ai livelli pre Covid. Merlani: «Ma il caro energia rischia di vanificare tutto»

Crescita, Tuscia ai livelli pre Covid. Merlani: «Ma il caro energia rischia di vanificare tutto»
di Simone Lupino
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Giovedì 20 Ottobre 2022, 12:51

Presidente Merlani, secondo l’ultima analisi realizzata da Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto, solo 22 provincie su 107 hanno superato i livelli di crescita pre Covid. Tra queste c’è anche la Tuscia: +0,04%. Come è stato possibile recuperare in tempi così rapidi? 

«Ciò è mediamente correlato anche al fatto che produciamo meno rispetto ad altre zone, quindi perdiamo meno in momenti recessivi e guadagniamo meno in periodi di espansione. Per quanto riguarda i settori, oltre ad essere andati bene sulle costruzioni, grazie al buon utilizzo dei bonus, abbiamo avuto risultati buoni in tutti gli altri settori dell’economia, dall’agricoltura, ai servizi, ma anche nel settore industriale in senso stretto, con una buona spinta del distretto industriale di Civita Castellana».

Nonostante il dato generale positivo, Viterbo resta inchiodata nella parte bassa della classifica (78esimo posto) per valore aggiunto pro capite: 19mila euro contro i 27mila euro della media nazionale. Cosa significa questo?
«Il problema per la provincia è più di carattere strutturale che congiunturale, storicamente la provincia di Viterbo ha una forte vocazione agricola ed è stata solo sfiorata dai processi di industrializzazione. Oggi si sta reinventando con un nuovo modello di sviluppo che come tutti i processi strutturali ha bisogno di tempo per esplicare i suoi effetti».

La Tuscia cresce in quasi tutti i settori: agricoltura (+8,49%), costruzioni (+6,72%), industria (+6,22%). Segno negativo solo per i servizi (-2,05%), ma Viterbo si posiziona comunque al 24esimo posto. Qual è la sua analisi?
«L’agricoltura è una forte vocazione provinciale, un’agricoltura che sta cambiando volto e che attraverso la qualità certificata e la multifunzionalità sta cercando la sua strada, che sta dando alcuni frutti importanti.

L’industria come detto non rappresenta una forte presenza nel territorio, eccetto qualche particolarità a macchia di leopardo e il Distretto di Civita Castellana, che sta attraversando una buona performance dal punto di vista del mercato ma alle prese con i rincari energetici che stanno creando gravi problemi a un comparto che è altamente energivoro. Sul fronte delle costruzioni stiamo attraversando un ottimo periodo, complici i vari bonus governativi, evidenziamo comunque un numero di imprese strutturate non molto alto, causa della crescita limitata del comparto rispetto ad altri territori. Sul fronte dei servizi, alcuni di questi hanno tenuto, compresa la ristorazione e la ricettività che sono riuscite in parte a compensare la problematica Covid nei periodi di riapertura e si stanno preparando ad accogliere turisti e visitatori che nel 2019 avevano toccato valori record. La problematica energetica rischia però di vanificare gli sforzi fatti dalle imprese per resistere alle problematiche connesse con la pandemia».

Cosa ci aspetta nei prossimi mesi?
«La situazione purtroppo è grave, i rincari energetici stanno espandendo gli effetti inflazionistici su tutti i prodotti e servizi, dovrà assolutamente essere trovata una soluzione a livello europeo perché non credo ci sia la forza di farlo a livello nazionale. Tutto in un tempo molto breve perché il rischio è di creare un effetto a cascata sul sistema imprenditoriale locale».

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