Termovalorizzatore, da Tarquinia nuovo documento: «Ecco perché qui non potrà mai essere costruito»

Termovalorizzatore, da Tarquinia nuovo documento: «Ecco perché qui non potrà mai essere costruito»
di Luca Telli
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Giovedì 28 Gennaio 2021, 07:02 - Ultimo aggiornamento: 18:35

Diciassette pagine e quattro punti programmatici per dire ancora una volta no al termovalorizzatore che A2A vorrebbe far sorgere tra Pian dei Cipressi e Pian D’Organi, nel territorio al confine tra il Comune di Tarquinia e quello di Civitavecchia.

 Un documento partito dalla scrivania del sindaco Alessandro Giulivi, indirizzato alla direzione generale delle politiche ambientali e del ciclo dei rifiuti, nell’ultimo giorno utile per consegnare le controdeduzioni al report presentato dal colosso dell’energia lo scorso 28 dicembre.

Tutela della salute, dell’ambiente, del paesaggio e rispetto del piano dei rifiuti regionali i cardini su cui Tarquinia punta per smontare il piano di A2A.  «Non arretriamo di un passo perché non si scommette sulla salute delle persone – spiega Giulivi – . Se non è ancora chiaro siamo pronti a percorrere tutte le possibili strade per fermare la costruzione della centrale, è bene che quei signori si rendano conto che il territorio ha altro in mente per il suo futuro».

Un territorio che il sindaco di Tarquinia chiama a raccolta lanciando una frecciata ai Comuni confinanti: «le divisioni da bassa politica non servono è nell’interesse di tutti tutelare la provincia». Delle risposte di A2A, per la quale la società ha chiesto e ottenuto dalla Regione Lazio 180 giorni di tempo dopo la prima delle tre conferenze dei servizi dello scorso 30 giugno, niente ha convinto e soprattutto nessuno.

Né il Comune, né gli ambientalisti con Italia Nostra in testa. «Della corposa pubblicazione di documenti prodotti dai tecnici della A2A Ambiente Spa ci si aspettava di più di un mucchio di documenti di parte, ridondanti e privi di risposte alle tantissime osservazioni puntuali di comitati, associazioni e cittadini», attacca in una nota la presidente dell’associazione Marzia Marzoli.

Le fragilità del documento, spiegano gli ambientalisti, è in primo luogo di natura amministrativa legato al piano regionale dei rifiuti che non prevede la costruzione di ulteriori inceneritori «ma di cui le controdeduzioni non tengono conto.

Anzi, A2A prova addirittura riscrivere le regole tentando di dimostrare che la crescita della raccolta differenziata non sarà raggiunta (obiettivo 70% ndr), perché “appare eccessivamente ottimistica, poco realistica e, quindi per le sottovalutazioni che determina, molto rischiosa».

Un dato, tra l’altro, smentito dalla crescita dell’ultimo biennio con un 4% in più su base regionale e la differenziata che nella provincia di Viterbo è arrivato a toccare il 54,8%. Fragilità poi che aumenta quando si parla di impatto ambientale, «con le controdeduzioni interamente indirizzate a spiegare che l’impianto non avrà impatti, poiché il “progetto si inserisce nell’ambiente circostante”, ma senza che si capisca come sia possibile».

E raggiunge l’acme in tema di salute. «La A2A continua a portare come esempio l’impianto di incenerimento di Brescia arrivando a dire che nell’hinterland le concentrazioni medie annue di PM10 siano scese sotto al limite – concludono gli ambientalisti - Peccato però che i dati attuali siano diversi». Da uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Utrecht e pubblicato il 21 gennaio infatti emerge come «Brescia e Bergamo abbiano il tasso di mortalità da particolato fine (Pm 2,5) più alto in Europa».

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