Scuola, l'allarme dei sindacati: «Troppi contagi, si rischia di richiudere subito»

Il Paolo Savi di Viterbo
di Federica Lupino
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Lunedì 4 Gennaio 2021, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 18:33

Riaprire per poi richiedere tra pochi giorni? È il timore dei sindacati che, in vista del 7 gennaio, tornano a ribadire le loro perplessità sul rientro a scuola in presenza. La riunione del 2 gennaio tra la Regione Lazio, l’Usr (ufficio scolastico regionale), le organizzazioni sindacali del comparto scuola, i confederali e l’Associazione nazionale presidi non ha cambiato di molto il quadro.

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Si conferma l’ingresso su due turni: il 60% degli studenti varcheranno i cancelli alle 8, il restante 40% li seguirà alle 10. Slittano, di conseguenza, anche gli orari di uscita. Dai dati forniti dall'ufficio scolastico, nella Tuscia saranno coinvolti circa 13mila studenti, dei quali oltre 8mila utilizzeranno il trasporto pubblico locale.

Brunella Marconi, segretaria dello Snals Confsal, rimarca i rischi di un rientro prematuro: “Dobbiamo valutare il giusto equilibrio tra la normalità chiesta per i nostri ragazzi e la situazione gravissima di contagi che – ricorda - potrebbero trasferire alle famiglie. Le scuole superiori della provincia sono già pronte con i nuovi orari: il 50% di presenza a partire dal 7, assicurando il rispetto delle regole all’interno degli edifici”.

Ma cosa succede fuori? “Non si valuta – denuncia Marconi - ciò che avviene prima di entrare: gruppi di ragazzi che aspettano l’ingresso in assembramento, che vanno al bar o a comprare il panino. Bisogna tener conto della socialità che gira intorno alla scuola in quella fascia d’età. Chiediamo il sacrificio a bar e ristoranti chiudendoli, mentre lasciamo assembrati i ragazzi in aule spesso piccole e difficili da arieggiare per le temperature ormai rigide”. 

Gli istituti tecnici della provincia hanno già chiesto una deroga: facendo i laboratori, i ragazzi rischierebbero di uscire anche dopo le 17.

Per questo, vorrebbero un unico orario di entrata. Preoccupazioni anche tra il personale non docente: gli Ata, con la nuova organizzazione rischierebbero di uscire da scuola troppo tardi per trovare un mezzo pubblico.

Critiche anche dal reggente della Cisl Scuola di Viterbo, Vincenzo D’Alessandro, che afferma : “I problemi ostativi alla riapertura sono tutti esterni alla scuola. Partendo dai trasporti, veicolo principale di trasmissione del virus e che, nonostante gli investimenti fatti, sono un sistema che non può cambiare in poco tempo”. Ma i nodi sono anche altri: “Manca anche una politica sanitaria attiva. Non si vede un medico a scuola a fare i tamponi. Il rischio è che si riapra per poi richiudere in fretta e furia”. 

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Nel documento siglato da Cgil Cisl Uil e Gilda dopo la riunione in Regione viene annunciato un impegno da parte dell’assessore Di Berardino a valutare “un possibile slittamento all’11 gennaio della didattica in presenza”. Decisione che, al momento, non è stata ancora adottata. Inoltre “ci sarà un nuovo incontro di monitoraggio del tavolo regionale entro la prossima settimana”. A livello locale, invece, dalla Prefettura ancora nessuna risposta alla richiesta di incontro avanzata dai sindacati.

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