Scuola, rientro a rischio caos. I sindacati: «No al doppio ingresso, il prefetto ci convochi»

Un mezzo Cotral affollato di studenti
di Renato Vigna
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Sabato 2 Gennaio 2021, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 15:00

Di sicuro, c’è che dal 7 al 15 gennaio ogni giorno il 50% dei circa 13mila studenti delle superiori del Viterbese torneranno sui banchi. Decisione adottata con ordinanza dal ministro della Salute Roberto Speranza e valida in tutta Italia. Le ulteriori modalità introdotte in questi giorni per arginare la diffusione del virus sono invece state prese a livello regionale e locale.

Scuola, i bus non bastano: dal 7 gennaio ingressi scaglionati alle 8 e alle 10. È polemica

Nella Tuscia, è stato il prefetto Giovanni Bruno a decidere al termine di tre settimane di concertazione che hanno coinvolto i rappresentanti delle società di trasporto, Cotral in primis, Ufficio scolastico regionale e provinciale, i sindaci dei comuni in cui insistono scuole secondarie e, ma solo per la prima riunione non operativa, la rappresentante dei dirigenti, Andreina Ottaviani. Due giorni fa la lettera per ufficializzare le modalità di rientro: ingressi e uscite scaglionate in due fasce. Il 60% degli studenti entreranno alle 8, il restante 40% alle 10. Idem per le uscite: alle 14 e alle 16.

Dopo la reazione dei presidi che, per bocca di Ottaviani, si sono “sconcertati” per essere stati esclusi dalle riunioni e il sindaco di Bagnoregio, Luca Profili, che non ha partecipato ribadendo che “ogni scuola ha problemi distinti”, ora si sollevano le voci dei sindacati. E non sono affatto concilianti. Alla vigilia della riunione di oggi che, a livello regionale, limerà i dettagli, si preannunciano giornate infuocate sul fronte delle polemiche. Tanto che Cgil, Cisl, Uil, Snals Confsal e Gilda chiedono al prefetto un incontro urgente.

Ad aprire le danze Brunella Marconi, segretaria dello Snals Confsal. “Sto raccogliendo tutte le informazioni da sindaci, dirigenti e docenti e i vicari che stanno rimodulando l’orario e ho riportato tutto al segretario regionale affinché arrivino nella maniera corretta all’Ufficio scolastico regionale, alla Regione, ai prefetti”, afferma.

E proprio dal basso si sollevano dubbi pesanti sull’opportunità degli ingressi scaglionati: “Creeranno disagi ai docenti che spesso hanno cattedre su più scuole ma anche ai ragazzi. Chi ha i laboratori, rischia di uscire da scuola troppo tardi, rimanendo fuori casi dalla mattina presto al pomeriggio inoltrato”. La proposta è rientrare al 50 con un unico orario per almeno due settimane, garantendo laboratori e didattica per i disabili, così da valutare le ripercussioni sulla curva pandemica.

Polemica anche la Cgil che con Maria Grazia Chetta avverte: “Non condividiamo le decisioni del prefetto nel metodo e nel merito. L’esclusione dei dirigenti e dei sindacati è incomprensibile. Il risultato – accusa – sono decisioni che non risolvono nulla”. La sindacalista parla di disagi che interesseranno soprattutto gli studenti pendolari: “Non ci risulta verranno aumentati i mezzi. Siamo certi che ci saranno corse per consentire l’ingresso alle 10 e l’uscita alle 16? O i ragazzi verranno lasciati per strada? E il tempo per fare i compiti e studiare quando lo avrebbero?”.

Duro anche Francesco Coletta (Gilda): “Le inadempienze delle istituzioni durate mesi non si possono certo risolvere sotto le festività natalizie. Il rientro a scuola – prevede – sarà a rischio perché vedo gli stessi pericoli di prima sul fronte del virus. Il problema non è solo il trasporto: ci sono gli edifici adibiti a scuole con aule piccole dove il distanziamento non è possibile. E gli assembramenti fuori le scuole? I docenti, poi, oltre alle lezioni hanno riunioni, consigli di classe e attività asincrona. L'orario pomeridiano creerà caos”. Polemiche dubbi che pesano come un macigno sul rientro.

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