Garante dei detenuti, voto annullato. L'opposizione: «Li portiamo fino al Consiglio di Stato»

Garante dei detenuti, voto annullato. L'opposizione: «Li portiamo fino al Consiglio di Stato»
di Massimo Chiaravalli
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Sabato 5 Dicembre 2020, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 16:19

Sul garante dei detenuti va in scena la battaglia ideologica, che rischia di diventare anche legale. Non bastava il caos in aula, i colpi di scena sono proseguiti anche fuori. «La votazione è nulla»: lo sostiene il sindaco Giovanni Arena, lo ha scritto il dirigente Giancarlo Manetti. L’opposizione invece contesta tutto, dal merito alla modalità di comunicazione. E promette di andare al Tar, se necessario.

Nel primo pomeriggio, la bomba. «E’ uscito fuori che la votazione è nulla – dice il sindaco - perché per il regolamento ci vuole la maggioranza qualificata, che è di 17 consiglieri». Invece hanno votato sì in 13. «Quindi si deve ricominciare daccapo in consiglio. Così ci sarà anche modo di chiarire le posizioni». Che però sono già molto chiare. Come quelle del capogruppo di Fratelli d’Italia, Luigi Maria Buzzi: «Sull’istituzione del garante dei detenuti abbiamo sempre votato no, in maniera compatta e perfettamente in linea con la posizione del partito a livello nazionale». Non è d’accordo Massimo Erbetti (M5S), proponente dell’atto, che tira fuori i verbali della commissione, dove avevano votato tutti all’unanimità, «compresi Antonio Scardozzi e Gianluca Grancini».

Il pentastellato ha già infilato l’elmetto. «Loro fanno riferimento al regolamento ma ciò che abbiamo votato è una delibera», con regolamento annesso. «Vadano avanti – continua Erbetti – se pensano di coprire le magagne della maggioranza con i cavilli li porto fino al Consiglio di Stato, ho già allertato i miei parlamentari».

Non è finita. «Ho già avvertito il presidente, devono venire in consiglio: qualcuno si prenderà la responsabilità. Loro si mettono in autotutela? Gli faccio un casino della Madonna. Il regolamento non è neanche previsto per legge, andremo al Tar, ci sono sentenze che ci danno ragione».

Buzzi rispetto a quanto dichiarato in aula, ovvero fermarsi a riflettere, ora alza l’asticella. «I contorni di questa figura sono poco chiari. Ribadiamo la nostra vicinanza alla polizia penitenziaria che, ogni giorno, si scontra con situazioni ad alto rischio molto spesso senza nessuna tutela. L’istituzione del garante dei detenuti, dalla quale prendiamo le distanze, è l’ultimo schiaffo nei loro confronti».

Sul fronte opposto Giacomo Barelli (Forza civica) lo contesta. «La polizia penitenziaria non c’entra nulla, qui si parla dei diritti. Buzzi non conosce nemmeno la sua storia: dovrebbe ricordare gli anni ’80 con Paolo Signorelli e le marce per garantire che la sua permanenza in carcere fosse all’insegna dei diritti umani. Rinnega la sua storia che lo invito a rileggere». Nel merito? «La pezza di nascondersi dietro un cavillo è peggiore del buco: il deliberato è sicuramente valido. C’è stato un comportamento liberale di Forza Italia, siamo però interdetti dal fatto che ci si mandi una lettera: è in consiglio che se ne deve discutere».

A proposito di Fi, secondo Giulio Marini «nessuno ha capito che chiedendo di tornare in commissione gli stavo gettando una ciambella di salvataggio. Ora auspico di trovare un minimo di sintesi». Auguri a tutti.

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