Discarica, l’ampliamento sarà di 600.000 metri cubi: il Tar boccia ancora il Comune

Dopo quella sui rifiuti di Roma, altra stroncatura per palazzo dei Priori. Anche il presidente Rocca voleva opporsi all’invaso

Discarica, l’ampliamento sarà di 600.000 metri cubi: il Tar boccia ancora il Comune
di Massimo Chiaravalli
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Martedì 21 Febbraio 2023, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 16:32

Una bocciatura dopo l’altra. Dopo quella sui rifiuti di Roma nel capoluogo, stavolta il Tar ha detto no al Comune sull’ampliamento della discarica in località Le Fornaci, dando di fatto il via libera al secondo step, che da 275 mila passa quindi a 600 mila metri cubi. A meno che anche qui, come per il primo passaggio già bocciato a novembre, non si decida di andare ancora al Consiglio di Stato.

Altra batosta dunque per palazzo dei Priori. Ma stavolta pure per il neo presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che appena la settimana scorsa aveva dichiarato: «Viterbo rischia di vedere allargata la sua discarica: sicuramente io mi opporrò a questa soluzione». Ora dunque ha un alleato in meno: il Tar. La vicenda è complessa, fatta di ricorsi, controricorsi e ricorsi paralleli tra tribunale amministrativo e Consiglio di Stato. Per capirci qualcosa bisogna andare indietro almeno di tre mesi. A novembre infatti proprio il Consiglio di Stato aveva bocciato quello di palazzo dei Priori sull’ampliamento da 275 mila metri cubi, condannandolo pure a risarcire la Regione Lazio per 17 mila euro. Parallelamente, pendeva un altro ricorso - quello appena perso - contro la decisione della Regione di modificare la determina con cui si autorizzava l’aumento di cubatura da 275 mila a 600 mila metri cubi.

Cosa contesta il Comune? Di aver autorizzato la maggiore cubatura della discarica «senza previamente attivare una nuova conferenza di servizi, e senza quindi rinnovare il giudizio di compatibilità ambientale, in violazione delle prescrizioni che regolano il procedimento di modifica sostanziale dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale, ndr)», si legge nella ricostruzione dei fatti riportati in sentenza.

Secondo la Regione invece si sarebbe «provveduto sostanzialmente ad un mero aggiornamento dell’Aia, in quanto ritenuto in linea con le previsioni del nuovo piano di gestione dei rifiuti».

Il Tar prima di entrare nel merito ha voluto attendere la pronuncia dell’altro organo, quella arrivata a novembre sui 275 mila metri cubi, perché direttamente legata. In quell’occasione aveva «fatto salvo il provvedimento sul presupposto da un lato dell’omessa impugnazione della determinazione conclusiva della conferenza di servizi, con la quale la Regione Lazio ha offerto una motivazione particolarmente articolata della scelta di autorizzare la sopraelevazione dell’invaso Vt3; dall’altro, dell’omessa tempestiva impugnazione del presupposto procedimento di Via (valutazione di impatto ambientale), riferito proprio al progetto di sopraelevazione per 600 mila metri cubi. Il che - sentenzia il Tar - postula l’inammissibilità dell’odierno ricorso, non essendo oggi più contestabile il giudizio di compatibilità ambientale, stante la pacifica natura autonoma del procedimento di Via, cui consegue l’onere di impugnazione del relativo provvedimento finale nei termini decadenziali di legge».

E quindi «del tutto legittimamente l’amministrazione regionale ha provveduto ad autorizzare definitivamente l’integrale sopraelevazione richiesta da Ecologia Viterbo», la società che gestisce la discarica. Le spese di lite, almeno, stavolta sono compensate.

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