La Bingo Vetralla nell’inchiesta
mafia-camorra della Dda di Napoli

La Bingo Vetralla nell’inchiesta mafia-camorra della Dda di Napoli
di Federica Lupino
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Domenica 7 Luglio 2013, 18:20
VITERBO - C' anche una societ di Viterbo nei fascicoli della Dda di Napoli sull'operazione antimafia “Rischiatutto”, che ha portato agli arresti del siciliano Antonio Padovani, il cosiddetto re delle sale da gioco.

Si tratta della Bingo Vetralla srl, con sede legale in via Genova 35, presso uno studio associato di consulenze fiscali, tributarie e del lavoro. Parte delle quote societarie sono di Luigi Fabio Padovani, figlio di Antonio, indagato per intestazione fittizia di beni aggravata dal favoreggiamento della mafia.



Secondo gli investigatori, infatti, in realtà sarebbe stato solo un prestanome del padre che, registrando società sparse in tutta Italia a terzi, avrebbe così aggirato il rischio di confische da parte dello Stato.



Antonio Padovani è uno dei 55 arrestati dell'operazione condotta dal nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Frosinone e dalla Squadra mobile, con le Fiamme gialle di Aversa e i carabinieri del Ros, su mandato della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Napoli. Stando alle ipotesi investigative, Padovani sarebbe uno dei tre personaggi chiave di un'organizzazione guidata dal clan dei Casalesi.



Organizzazione che annoverava tra le principali attività quella del riciclaggio di denaro attraverso sale Bingo, gioco d'azzardo on-line e slot machine.



Da quanto emerso dalle indagini, sarebbe lui a capo del meccanismo ideato per riciclare milioni di euro, frutto delle attività illecite del clan camorristico dei Casalesi e della famiglia mafiosa dei Santapaola, attraverso una fitta rete di prestanome che gestivano sale da gioco e società per l'istallazione di slot machine, tra cui la Bingo Vetralla srl.



L'imprenditore era già stato condannato in primo grado dal Tribunale di Gela per la sua presunta vicinanza alla famiglia nissena di Giuseppe "Piddu" Madonia e sottoposto nel 2011 a un sequestro di beni per il valore di 40 milioni di euro. Secondo le nuove accuse, la sua attività criminale come ponte tra camorra e mafia sarebbe continuata per ripulire montagne di soldi.



Avrebbe scelto, quindi, intestatari formali per la Figli delle Stelle 3 srl, Il Galletto Fortunato srl, Connect Bingo srl e la viterbese Bingo Vetralla srl.



Sarebbe proprio lui, invece, il proprietario di fatto delle quote con il fine occulto di sottrarle alla confisca. Il figlio Luigi, come si legge nel dispositivo, sarebbe il gestore della società distributrice degli apparecchi illecitamente modificati.
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