Da ex suore a prostitute, il Papa dona una casa-rifugio a Roma per aiutarle e proteggerle

Da ex suore a prostitute, il Papa dona una casa-rifugio a Roma per aiutarle e proteggerle
di Franca Giansoldati
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Venerdì 24 Gennaio 2020, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 12:02
Città del Vaticano - Sulla strada di notte, un minuscolo crocifisso in tasta e un destino ormai segnato. I clienti che si fermavano non sapevano che un tempo era stata una suora. Come il caso drammatico di una giovanissima filippina che una volta fuoriuscita dalla congregazione alla quale apparteneva, ha visto chiudersi piano piano tutte le porte e le possibilità che aveva alle sue spalle. E così da un giorno all'altro si è ritrovata da sola, disperata, senza conoscere nessun altro a Roma. Per vivere ha provato a cercare un lavoro come domestica ma ha presto finito i soldi. Per un altro po' ha vissuto di carità dormendo in stazione, fino a che non si è prostituita. E' una storia emblematica e ben conosciuta ai piani alti del Vaticano.

E di vicende così, purtroppo, ce ne sono anche altre e non si tratta di casi isolati. Papa Francesco proprio per evitare derive tanto drammatiche e per dare un aiuto concreto alle ex suore che decidono di lasciare il cammino religioso ha deciso di aprire una casa a Roma, anche se nessuno ha voglia di dare troppe coordinate sull'ubicazione dell'edificio, per evitare il clamore e la morbosità. «La nostra casa è stata aperta un anno e mezzo fa. Le ex suore sono meno di una decina e vivono con altre donne rifugiate. E' una casa di integrazione a tempo che fa parte di un progetto più ampio legato ai corridoi umanitari. Le nostre ospiti hanno un tetto, non pagano l'affitto, possono restare tutto il tempo necessario per riprendere in mano la propria vita, trovarsi un lavoro. Soprattutto per le straniere che lasciano il velo il passaggio dalla vita religiosa a quella normale' non va sempre liscio. A volte serve parecchio tempo per rifare documenti, altre volte hanno bisogno di riprendersi dai traumi. Certamente le donne che arrivano qui sono più vulnerabili. Noi le aiutiamo in questa sorta di interregno», dicono le suore scalabriniane che gestiscono l'istituto. Di più non vogliono aggiungere per proteggere (giustamente) le ex suore. «Sono persone doppiamente vulnerabili in questo delicatissimo passaggio esistenziale».

A parlare, invece, pubblicamente di questa realtà è stato il cardinale Joao Braz de Aviz, il brasiliano che gestisce la Congregazione per la vita consacrata. «A volte queste suore sono completamente abbandonate. Ma le cose stanno cambiando. Il Papa ha deciso di accogliere dalla strada alcune suore mandate via da noi o dalle madri superiori, in particolare nel caso che siano straniere. Io sono andato a trovare queste ex suore. Ho trovato un mondo di ferite ma anche di speranza. Ci sono casi molto duri, in cui i superiori hanno trattenuto i documenti di suore che desideravano uscire dal convento o sono state mandate via. Sono entrate in convento come suore e si ritrovano in queste condizioni. C'è stato anche qualche caso di prostituzione per potersi mantenere. Si tratta di ex suore! ha spiegato il cardinale al mensile dell'Osservatore Romano, Donna Chiesa Mondo.

Che la vita dentro un convento non sia sempre un cammino di rose e fiori, secondo le poetiche descrizioni di Santa Teresina nei suoi diari, è notorio. Capita che tra quelle mura si possano nascondere anche dinamiche dolorose, violenze, rivalità, invidie, prevaricazioni e, persino, abusi da parte dei sacerdoti. I casi vengono affrontati all'interno della Congregazione dei religiosi anche se all'esterno ben poco affiora. A sentire alcune ex suore quel dicastero vaticano non ha mai brillato per trasparenza. E in passato ci sono anche stati casi clamorosi di insabbiamento.

Come per esempio i casi degli aborti cui sono state costrette alcune religiose, soprattutto in Africa. Cosa che probabilmente anche il cardinale Braz de Aviz e il suo segretario, il francescano spagnolo Josè Carballo conoscono, poichè sui loro tavoli transitano dossier e fascicoli riservati. A proposito dei motivi che spingono le religiose ad uscire dal convento, Braz prova a riassumere: «Sicuramente influisce molto il contesto culturale attuale, in cui e difficile assumere responsabilita per tutta la vita. Questo e vero, ma i motivi sono diversi: problemi affettivi, storie personali piene di ferite».
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