Violenza di gruppo: una foto scattata dopo l'abuso. Qualcuno del branco era pronto a pubblicarla sui social

Violenza di gruppo: una foto scattata dopo l'abuso. Qualcuno del branco era pronto a pubblicarla sui social
di Enzo Beretta
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Domenica 23 Luglio 2023, 18:30 - Ultimo aggiornamento: 18:33

PERUGIA - Alcuni componenti del ‘branco’ che hanno preso parte alla violenza di gruppo consumata martedì sera nella piscina di San Giovanni erano conosciuti dalle due giovani vittime di 20 e 24 anni originarie delle Marche in quanto ‘partecipanti’ allo stesso gruppo Whatsapp. È uno degli elementi sui quali si focalizzano le indagini della squadra mobile della polizia impegnata in queste frenetiche ore a dare un nome ai giovani responsabili della violenza sessuale - alcuni maghrebini - nell’ambito di una vicenda che ancora presenta molti lati da chiarire. Senza dubbio risulta determinante il racconto offerto alle forze dell’ordine dalla ventenne assistita dall’avvocato Ruggero Benvenuto, ossia la ragazza che quella drammatica sera ha composto il numero d’emergenza 112 per richiedere aiuto. Spiegava la polizia che le giovani avevano riferito di essere andate a una festa insieme a un amico dove avevano incontrato alcuni conoscenti: quando stavano per andarsene otto ragazzi con il pretesto di accompagnarle a prendere il treno le avevano portate nel centro sportivo dove, «approfittando della situazione e dello stato di alterazione dovuto all’abuso di alcol di una delle vittime, avevano iniziato a palpeggiarle e ad abusare sessualmente una delle due».

La descrizione dei fatti della ragazza abusata, però, presenta alcune lacune, soprattutto temporali, prima tra tutte il ‘buco’ nella ricostruzione in quanto nella ricostruzione degli eventi c’è un black-out dal momento in cui si trovava alla sagra di Ponte Pattoli fino al drammatico risveglio nel circolo sportivo di Ponte San Giovanni dove è stata violentata.

Stando a quanto viene ricostruito è riuscita a divincolarsi e ad avvisare i soccorsi, accorgendosi che nel frattempo le era stata scattata una fotografia mentre era seminuda - uno dei presenti avrebbe suggerito all’amico di non pubblicarla sui social network - e delle parole pronunciate poco prima dell’arrivo della polizia («O’ Fra») dai ragazzi che sono scappati. Il drug-test effettuato sulla ventenne ha dato esito negativo, positivo invece il controllo dell’alcol nel sangue. 

«Non appare opportuno, allo stato, anche in ragione del segreto istruttorio che caratterizza il buon esito delle indagini in corso entrare nel dettaglio della loro verificazione - scrive in un comunicato stampa l’avvocato Ruggero Benvenuto che assiste la giovane ventenne -. La giovane risulta profondamente scossa e traumatizzata nell'intimo per la violenza subìta, tanto che è stata costretta a ricorrere ad un supporto psicologico da parte di uno specialista - scrive in un comunicato stampa l’avvocato Ruggero Benvenuto che assiste la giovane ventenne -. Lei si trova in uno stato di gravissimo perturbamento e versa in condizioni di forte stress e ansietà, non riuscendo ancora a capacitarsi di come possa essere rimasta coinvolta ed essere stata oggetto di condotte così deplorevoli e deprecabili, oltreché di rilevanza penale. La ragazza sta cercando di trovare conforto in famiglia ricorrendo all'affetto dei suoi congiunti che le si sono stretti tutti intorno in questo frangente di estrema difficoltà. La giovane donna - aggiunge il legale - non si trova in condizioni neppure di poter proseguire nella propria attività lavorativa che è stata obbligata, suo malgrado, ad interrompere. È sua specifica volontà, così come comprensibile e immaginabile, che la vicenda non assuma connotati di mediaticità e soprattutto rimanga alto il livello di riservatezza e l'anonimato circa lasua identità personale, ciò al fine di scongiurare pregiudizi e danni ulteriori di natura non patrimoniale e psichica».

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