Terni, Portelli in Bct: «La classe operaia in frammenti, ecco perchè Terni ha scelto la destra e poi Bandecchi»

Terni, Portelli in Bct: «La classe operaia in frammenti, ecco perchè Terni ha scelto la destra e poi Bandecchi»
di Lucilla Piccioni
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Domenica 19 Novembre 2023, 15:25

Considera Terni una delle sue patrie, quella in cui è arrivato da piccolo «una città che mi ha sempre colpito perché la sua gente era seria con una forte etica del lavoro che arrivava dritta dalla cultura industriale e dalla modernità. Perché Terni, per lungo tempo, è stata una città moderna». A questa sua città Alessandro Portelli ha dedicato una nuova ricerca, un nuovo libro "Dal rosso al nero", edito da Donzelli, che sarà presentato oggi pomeriggio alle 17 presso il caffè letterario della biblioteca comunale. Alessandro Portelli è stato professore universitario, ha dedicato a Terni molti studi e ricerche; nel 1985 ha pubblicato "Biografia di una città", nel 2008 "Acciai speciali".
 

Che fine ha fatto a Terni la classe operaia?
Per prima cosa dobbiamo dire che la classe operaia si è ridotta di numero. Quando ho scritto i miei primi libri due terzi dei ternani avevano a che fare con la fabbrica: oltre alla riduzione del numero di lavoratori c'è stata anche una frammentazione all'interno della fabbrica stessa con sub appalti che generano divisione: classe operaia non è più maggioranza in città, è diminuita di numero e non si sente più avanguardia anche culturale, non più guida, anche in seguito a compromessi insoddisfacenti con cui si sono chiuse le ultime lotte.

 

Perché i tentativi di creare un altro futuro per Terni sono falliti come ad esempio quello che la vedeva città dell'immagine, del cinema?
«Tutti i tentativi che ci sono stati per la storia post industriale della città sono naufragati perché non si era costruito un tessuto sociale capace di sostenerli. Sono state idee calate dall'alto in una realtà non pronta a recepirle. Ed io non credo che ancorarsi alla figura di San Valentino possa essere una valida alternativa. Anche stavolta manca tutto il lavoro di preparazione che un grande cambiamento richiederebbe».
L'elezione del sindaco di Terni Stefano Bandecchi è stata il frutto di una contingenza o è colpa di una destra litigiosa?
«A Terni è cambiato anche il ceto medio.

Prima, ad esempio, molti commercianti votavano a sinistra perché venivano da famiglie operaie, oggi la maggior parte dei ternani ha votato a destra. Se guardiamo i titoli dei giornali di cinque anni fa riportano lo stesso scontento di quando si è votato per il nuovo sindaco di Terni. Le persone hanno voluto dare una scossa perché hanno visto che nulla era cambiato anche con l'amministrazione guidata dalla Lega. C'era un'insoddisfazione che non ha trovato un punto di coagulazione. Ed hanno votato Bandecchi».

Potrebbe essere utile per il futuro della città guardare a Roma e lasciarsi alle spalle Perugia?
«Per me questo significherebbe una resa della città di Terni che ha una storia e un'identità ben precise. Invece diventerebbe una periferia della metropoli. Basta però sentirsi vittima di ingiustizie: i ternani devono smetterla di piangersi addosso e addossare tante colpe a Perugia».
 

A Terni non c'è classe dirigente. E' un ritornello che risuona da anni, ma dove trovarla questa classe in grado di farsi guida?
«Io sinceramente non so dove trovarla, forse potremmo avere fortuna guardando tra i frammenti della frammentata sinistra. Una seria classe dirigente veniva dal movimento operaio e quando questa ha smesso di esserlo, dopo i grandi problemi degli anni '90, nessuno l'ha sostituita. La borghesia ternana ha sempre accettato di malumore un ruolo subalterno rispetto a ciò che esprimeva la fabbrica, le élite locali hanno perduto l'occasione che veniva loro proprio dalla fabbrica e non hanno saputo andare oltre, ma hanno tentato di cancellare la storia senza avere capacità di proseguire. Il futuro non l'hanno inteso in continuazione, ma in cancellazione».
Nella copertina del suo libro c'è scritto Terni laboratorio d'Italia: cosa significa?
«Dentro la storia di Terni c'è tutta la storia d'Italia, è stata la prima città, non del Nord, ad avere un'amministrazione con a capo la Lega; la destra non riesce a generare consenso ed è eletto sindaco Bandecchi. La crisi dell'ospedale Santa Maria rispecchia la crisi della sanità nazionale, il processo di deindustrializzaione rispecchia quello nazionale. In questo senso Terni è un laboratorio dove le cose avvengono con tempi e forme accentuate e velocizzate».

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