Tonnellate di rifiuti sparsi nei campi: condannata la distilleria di Perugia

Tonnellate di rifiuti sparsi nei campi: condannata la distilleria di Perugia
di Egle Priolo
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Mercoledì 15 Luglio 2020, 10:53
PERUGIA - Rifiuti spacciati per fertilizzanti, con tonnellate di fanghi smaltiti in una discaria abusiva all'interno di alcuni campi agricoli. È per questo che è stata condannata, con l'accusa di traffico illecito di rifiuti, Irma Di Sarno, rappresentante legale della Distilleria Di Lorenzo di Ponte Valleceppi. La strenue battaglia legale che da anni è stata ingaggiata dalle associazioni ambientaliste contro la nota attività, infatti, si è chiusa in questa partita con una condanna a un anno di carcere (con sospensione condizionale della pena) e un anno di interdizione dalla contrattazione con la pubblica amministrazione. Più la dura pena accessoria dell'interruzione dello smaltimento dei rifiuti per cinque anni.

La condanna è stata firmata dal giudice Giuseppe Narducci che ha quindi dato ragione all'impianto accusatorio del sostituto procuratore Manuela Comodi che - per diecimila tonnellate di fanghi sparsi nei campi, in base ai risultati delle indagini condotte dai carabinieri del Noe, all'epoca agli ordini del comandante Giuseppe Schienalunga - ha contestato a Di Sarno la violazione del codice dell'ambiente per quelle «operazioni di smaltimento i rifiuti speciali non pericolosi, utilizzando i terreni di proprietà del Migliosi Baldelli in località Bosco», avviate nel periodo 2006/2010. Secondo la procura, infatti, la responsabile della distilleria andava condannata per aver «al fine di conseguire un ingiusto profitto derivante dagli oneri non sostenuti per un corretto smaltimento, con una pluralità di azioni e attraverso l'allestimento di mezzi ed attività continuative ed organizzative, ceduto, trasportato e, comunque, gestito abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti speciali non pericolosi costituiti dai fanghi derivanti dal processo di depurazione (circa 1.200 tonnellate all'anno, per complessive 6.000 tonnellate nel periodo indicato), cui è stata abusivamente attribuita la natura di “borlande” derivanti dal processo di distillazione, smaltiti illecitamente mediante la realizzazione di una discarica abusiva sui terreni agricoli messi a disposizione per lo spandimento, qualificandoli falsamente come “fertilizzanti”, nonché per avere smaltito nello stesso periodo e con le stesse modalità circa 4.500 (pari a 900 tonnellate all'anno) di rifiuti speciali non pericolosi costituiti dai fanghi derivanti e prodotti dall'impianto di produzione industriale». Per il proprietario dei campi, sentenza di non luogo a procedere perché deceduto nelle more del giudizio.
Una vittoria, quindi, per Legambiente e per il Comitato Molini di Fortebraccio che hanno portato in tribunale le Distillerie Di Lorenzo e che adesso torneranno davanti a un giudice del tribunale civile per il risarcimento dei danni, come stabilito da Narducci. Che ha comunque imposto il pagamento delle spese processuali delle parti civili (2.000 euro ciascuno) a Di Sarno.
«Questa sentenza – ha commentato all'uscita dall'aula l'avvocato Valeria Passeri, legale del Comitato Molini di Fortebraccio - dà forza e coraggio ai comitati umbri che sono sempre più forti e coordinati tra loro. Spero che sia quindi di incentivo a denunciare i crimini ambientali e a costituirsi parte civile per far valere la giustizia in materia ambientale».
«Si è fortemente ridimensionata l'ipotesi accusatoria – è invece il commento dell'avvocato Francesco Falcinelli, che assiste Irma Di Sarno -. Il tribunale di Perugia ha rideterminato in modo fortemente riduttivo il trattamento sanzionatorio per la mia assistita. Ritengo che ci siano i margini, una volta letta la motivazione, per ulteriori iniziative difensive che possano aprire la strada a un esito assolutorio».
E la battaglia continua.
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