Tiromancino domani live ad Assisi.
Zampaglione: «Un concerto per
riconnetterci con la nostra anima»

Tiromancino domani live ad Assisi. Zampaglione: «Un concerto per riconnetterci con la nostra anima»
di Michele Bellucci
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Giovedì 10 Marzo 2022, 15:36

ASSISI - È tutto pronto per la tappa umbra del tour “Ho cambiato tante case” dei Tiromancino, che domani sera saliranno sul palco del Teatro Lyrick di Assisi nell’ambito della stagione Tourné 2021/2022, promossa da Aucma e Mea concerti (inizio alle 21.00). L’evento, realizzato in collaborazione con il Comune della Città di Assisi, vedrà esibirsi la band romana capitanata da Federico Zampaglione con i brani dell’ultimo album e i successi del passato, dopo una pausa di oltre tre anni dal’ultimo tour andato praticamente sempre sold-out. Lo spettacolo scandaglierà, attraverso le canzoni, i rapporti familiari importanti come quelli tra figli e genitori ma anche le relazioni amorose e l’amicizia; inoltre saranno al centro il nostro rapporto con il pianeta, il legame con il cinema e con la musica. Sul palco con Zampaglione ci saranno Antonio Marcucci (chitarra), Francesco “Ciccio” Stoia (basso), Marco Pisanelli (batteria e percussioni) e Mauro Rosati (tastiere).

Federico Zampaglione, come vede il futuro in questo momento?
Cerco di non considerarlo, mi concentro al massimo su domani! Ho capito che le cose purtroppo seguono dinamiche tutte loro quindi se fai dei programmi vengono inevitabilmente sballati. Questo genera continua delusione e un senso di impotenza, quindi ormai il mio approccio è non avere più pensieri mirati al futuro ma cercare di condensare tutte le energie in un arco più breve. Purtroppo il futuro è incerto, non vale la pena!

Allora torniamo al presente… cosa ha colto in queste prime tappe del tour?
Ho trovato il pubblico un po’ disorientato, del resto esce da una lunga convalescenza. Ma negli occhi si legge la gioia di trovarsi di nuovo insieme e tutti i concerti finora sono stati due ore di evasione e positività.

Sarà quindi una sorta di rito per tornare a respirare?
Sì, sicuramente. La musica induce a cercare per un attimo di mettere da parte tutto il mare di preoccupazioni e pensieri crepuscolari che ci appesantiscono. Tra l’altro spesso questi ci vengono indotti, il lavoro dei media sembra totalmente volto a deprimere, è basato sul senso di spaesamento, sul malessere. Del resto un titolo di giornale che dà speranza non fa gli stessi numeri di uno che ti spezza le gambe quando lo leggi.

Soprattutto in periodi come quello che stiamo vivendo ormai da oltre due anni…
Il sistema mediatico è un gioco al massacro nei confronti delle persone: come si può procedere alla cancellazione immediata di un problema da un giorno all’altro, come se ci fosse stato un ordine dall’alto? Siamo usciti da una dimensione mono-argomentativa per entrare improvvisamente a un nuovo mono-argomento. È una barbarie moderna e i nuovi barbari sono i media.

Il racconto della catastrofe può distruggere intere generazioni, perché il piacere dello sguazzare nel negativo e l’angoscia si abbattono sulle famiglie e i ragazzi.

Che ruolo ha la musica in tutto ciò?
Chi fa musica ha quasi una missione terapeutica. Prendere per mano una persona massacrata da questa esposizione così aggressiva e intrusiva per ricondurla almeno a una dimensione di pace interiore. Il concerto è un piccolo intervallo per staccare da tutto questo e può offrire serenità, ma soprattutto può riconnetterci con elementi della nostra anima.

Quindi che tipo di concerto sarà quello ad Assisi?
Lo descriverei come un live molto onesto e sincero, senza orpelli. Del resto al giorno d’oggi l’estetica prevale sulla sostanza, basta pensare a cosa si fa su TikTok o ai post su Instagram: è diventato “mostrare” più che “essere”.

Anche il rapporto con la musica è cambiato?
Sì. Se fosse un’inquadratura cinematografica, ora a fuoco ci sarebbe tutto questo apparire mentre sul campo lungo resterebbe la musica. Io sono cresciuto in un’epoca dove invece la musica era qualcosa di sacro, con artisti che portavano grandi messaggi ed emozioni universali. Le loro canzoni sono durate, erano decisamente lontani dalla logica dell’apparire. Anche perché al pubblico interessava cosa avevano da dire, raccontavano delle storie e facevano innamorare di quelle cose.

Tornando allo spettacolo in programma, cosa può anticiparci?
Intanto ho spogliato molto lo spettacolo da una serie di cose che possono disturbare questo flusso tra noi musicisti e il pubblico. Sarà un set molto incentrato sul suonare, con una miscela sonora dove si colgono echi di country, blues, elettronica, reggae e molto altro. Di base è un racconto che parte da una situazione molto semplice, ovvero spiega come sono nate quelle canzoni e io sono al servizio di esse. La canzone per me è sempre stata la star: chi la canta la canta, se il brano è bello funziona lo stesso.

Quindi ci sarà molto interplay sul palco?
Decisamente. Io sono molto legato al concetto di jam session, del resto nasco come chitarrista blues. Questo senso di condivisione musicale è sempre stata una componente importante, infatti non ho mai fatto un disco a nome mio. Con questa formazione ormai sono 10 anni che suoniamo insieme, quindi è una realtà consolidata e ci divertiremo anche ad Assisi.

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