L’aspetto commerciale è ancora modesto ma dal momento che è interessata anche la grande distribuzione, il grano “antico” punta deciso a diventare una “nicchia” di grandi dimensioni.
La varietà del grano è quella che i tecnici chiamano “saragolla”. Si tratta della più antica qualità conosciuta sinora: dalla macinazione si ottiene uno sfarinato molto gradevole sia nel profumo, sia nel sapore, ideale per la preparazione di prodotti da forno ma soprattutto della pasta. C’è però un problema per l’aspetto commerciale: il grano tecnicamente si chiama «Khorasan kamut». E quel nome un’azienda americana ha pensato bene di registrarlo e fornirsi di un brevetto come se l’avesse inventato. Al momento nessuno, pena controversie legali interminabili, può pensare di commercializzarlo in proprio con quel denominativo.
«Ovviamente quel tipo di grano può essere coltivato liberamente da chiunque e dovunque – spiega Mazzocchi – di certo comunque che noi non vogliamo fare guerra ad una multinazionale americana, ma stiamo trovando quella piccola differenza che ci permetterà di andare sul mercato con un nostro marchio, un nostro nome ed un nostro brevetto, e tentare un’avventura che non è stata mai tentata in Italia, dove siamo obbligati, se vogliamo avere un grano purissimo ad importarlo dal Montana».
David contro Golia, allora? «Ma no – dice Mazzocchi – vogliamo solo avere il nostro spazio che potrebbe non essere così piccolo: stiamo andando avanti per gradi. L’obiettivo? È quello di far decollare la produzione come, per fare un esempio, quella dello zafferano intorno al Trasimeno. Dobbiamo anche essere conosciuti per una qualità di grano che i nostri antenati coltivavano in questi stessi campi».
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