Terni, "Giustizia per le vittime di Rigopiano"
Il ricordo di Alessandro Riccetti e il processo per sapere la verità

Terni, "Giustizia per le vittime di Rigopiano" Il ricordo di Alessandro Riccetti e il processo per sapere la verità
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 19 Gennaio 2023, 10:20 - Ultimo aggiornamento: 10:29

TERNI -  «Siamo fiduciosi sull’esito del processo. La perizia fatta dai pm e dai periti nominati dal gip è schiacciante.  E conferma quello che feci presente nelle memorie: l’Hotel Rigopiano non poteva essere costruito in un sito valanghivo».

Giovanni Ranalli, legale della famiglia di Alessandro Riccetti, il giovane receptionist ternano sepolto dalla neve insieme ad altre 28 ospiti del resort di Farindola, è reduce dall’ennesima udienza del processo sulla strage del Rigopiano.

In aula le arringhe difensive degli avvocati dei 30 imputati, che vanno in scena nel giorno in cui si celebra il ricordo delle 29 vittime della tragedia dell’hotel inghiottito da una valanga di neve.

Antonella, la mamma di Alessandro, e gli altri parenti delle vittime, dopo l'udienza, si sono recati in pullman a Farindola per la commemorazione. Una rosa bianca per ogni vittima e una fiaccolata silenziosa. «Siamo molto uniti - dice Antonella - questa battaglia la portiamo avanti tutti insieme».

L’auspicio dei familiari, senza più lacrime, è di veder finire il processo nel giro di un mese.

Mamma Antonella non si stanca di ripetere che «la giustizia deve fare il suo corso. Niente potrà restituirmi mio figlio - dice - ma è importante che tragedie come questa non accadano più. Il passato non si cambia ma sugli errori è possibile modificare il futuro».

Per l’avvocato Ranalli, da anni in campo con gli altri legali per una giustizia che ha tardato ad arrivare, arriva una fase decisiva accanto a conferme significative: «Lì non poteva starci un albergo, le guide alpine incaricate dalla Regione della mappatura del rischio valanghe certificarono che  Rigopiano era valanghivo. Poi c’è la questione dei soccorsi, con la certezza che l’unica via di accesso al resort che andava tenuta sgombra. Fa male sapere che alcune persone sono decedute diverse ore dopo la valanga. Se fossero state soccorse si sarebbero salvate».

Qualche ora prima che l’hotel fosse spazzato via dalla valanga, Alessandro chiese ai suoi amici ternani di pregare per lui.  Inviò le foto del resort sommerso dalla neve: “Ragazzi sono in hotel seppellito dalla neve.

Pregate”. La speranza durò una settimana. Infinita come il dolore di chi non l'ha potuto riabbracciare.

I familiari aspettano la sentenza. Oggi e domani e il 26, 27 e 28 gennaio le arringhe delle difese e poi tre udienze, dal 15 al 17 febbraio, per le repliche.

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