Terni, in cinque a processo per gli insulti sessisti alle vigilesse sui social: tutti assolti

Terni, in cinque a processo per gli insulti sessisti alle vigilesse sui social: tutti assolti
di Nicoletta Gigli
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Martedì 17 Gennaio 2023, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 08:56

TERNI - La multa per divieto di sosta che gli aveva fatto una vigilessa ternana in via Fratini non gli era andata giù. E lui, per vendicarsi, aveva avviato contro la donna in divisa un tam tam su facebook. Fatto di pesantissimi insulti a sfondo sessuale.

Ai commenti dell’uomo sanzionato erano seguiti quelli di altri quattro ternani, tra cui un carabiniere, che avevano rincarato la dose.

Con allusioni e affermazioni degne di un film a luci rosse.

I post, che risalgono al mese di agosto del 2017, avevano lasciato profonda amarezza nelle donne che indossano la divisa di vigile urbano. Ognuna di loro si era sentita molto colpita, soprattutto perché in quella inarrestabile valanga di post era difficile individuare chi fosse la vera destinataria degli insulti. Le vigilesse operative, undici in tutto, avevano presentato una denuncia per diffamazione aggravata nei confronti dei cinque.

Il lungo processo, durante il quale gli imputati erano scesi a quattro in quanto nei confronti del quinto le vigilesse avevano rimesso la querela, si è chiuso ieri con l’assoluzione per tutti “per non aver commesso il fatto”.

La sentenza è del giudice monocratico, Chiara Mastracchio.

Durante la lunga istruttoria è emerso che l’apprendimento degli insulti sessisti sui social nei confronti delle vigilesse non era avvenuto con le modalità alla base della querela, nella quale risultava che le vittime ne erano venute a conoscenza occasionalmente.

In realtà, stando a quanto emerso nel corso delle udienze, a raccontare di quelle frasi a luci rosse, inserite nei commenti di un gruppo privato, sarebbe stato un collega delle vigilesse, che aveva partecipato alla discussione online e che poi aveva subito avvisato il comando della polizia municipale di Terni.

Le indagini del pm, Barbara Mazzullo, si erano chiuse con il rinvio a giudizio dei cinque ternani. Che, ad aprile 2019, andarono tutti a processo di fronte al giudice monocratico del tribunale di Terni, con l’accusa di aver diffamato e ferito, con frasi pesanti a sfondo sessuale, tutte le donne vigile urbano operative in città. Rappresentate e difese dagli avvocati Loris Mattrella, Federica Sabbatucci e Manuela Landi.

Per i legali delle undici vigilesse, che si sono costituite parte civile, quel tam tam di diffamazione era compatibile con la violenza di genere e non poteva essere circoscritto alla solita parolaccia rivolta alla vigilessa e poi postata sul web.

Il processo si è chiuso con l’assoluzione per tutti legata anche alla circostanza che, per il giudice, il soggetto che ha fatto la multa, e che quindi ha subito la diffamazione, non è individuabile.

A difendere gli imputati, ora assolti con formula piena, Dino Parroni, Marco Francescangeli, Gettulio Belarducci, Luciano Rossi e Quirino Grillo.

«Il giudice Mastracchio - dice Parroni - ha ancora una volta dimostrato di ascoltare le parti e di non avere preconcetti».

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