L'intervista/ Riccardo Marcelli, Fim: "Ast, è guerra alle quote di mercato: il governo salvaguardi le acciaierie"

L'intervista/ Riccardo Marcelli, Fim: "Ast, è guerra alle quote di mercato: il governo salvaguardi le acciaierie"
di Vanna Ugolini
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Mercoledì 20 Agosto 2014, 17:26 - Ultimo aggiornamento: 17:36
Terni Il 4 settembre ci sarà l’incontro tra il ministro Guidi e l’ad Morselli. Riccardo Marcelli, Fim.



Quali mosse dovrebbero essere messe in atto per arrivare preparati?

"Innanzitutto come Comunità dovremo dimostrare di essere in grado di proporre non un progetto ma il progetto che possa dimostrare non tanto a ThyssenKrupp quanto piuttosto ai possibili interlocutori interessati ad un acquisto, che la Fabbrica di Terni, quella con la F maiuscola è tale perché oltre all'acciaio inossidabile può produrre acciai al carbonio, fucinati e titanio, sfruttando la forza di un sito integrato che sfocia nel Tubificio in una verticalizzazione di prodotto di alta qualità, ricordando le nostre capacità storiche di rinnovarci quando ce ne è stato bisogno, anche attraverso la valorizzazione delle relazioni sindacali. Per il sindacato ternano non è un valore esacerbare gli animi e la disperazione. Ci sembra di capire che per ThyssenKrupp è invece diventato un importante investimento. Riteniamo opportuno che una multinazionale come ThyssenKrupp chiarisca a Roma di non incorporare tra i suoi valori il peggiore antagonismo, cercando invece con le organizzazioni sindacali la miglior soluzione possibile per far sopravvivere il sito così come oggi lo conosciamo, apportando risorse per gli investi, per la ricerca e lo sviluppo anche di materiali innovativi, la sostenibilità ambientale".



In questi giorni in fabbrica si stanno sconvolgendo molti equilibri. Quali pensa che siano i reali obiettivi di questi cambiamenti?

"Da quando siamo figli di nessuno, cioè dallo spin-off di Inoxum, si è avuta la sensazione che i maggiori competitori del mercato europeo si fossero messi d'accordo sacrificando ognuno qualcosa, con l'obiettivo abbastanza chiaro di affondare Ast Terni per prendere quanto di più prezioso gli rimane: le quote di mercato. A marzo tanto per cominciare abbiamo perso Terninox e quindi la distribuzione. Poi è stata partorita una nuova area funzionale, Coordination stainless flat che rischia di far scomparire il Commerciale così come lo abbiamo conosciuto fino a questo momento, facendo perdere, almeno in questa prima fase, clienti, a causa di una politica dei prezzi troppo aggressiva per il mercato attuale. Ci dicono che questa è un’opportunità. Ma ce lo dissero pure quando venne presentato il pieno di forte rilancio del titanio a Terni centralizzando su Vdm la vendita. Se dovessimo portare l’esempio di quanto successo nel titanio è meglio che le argomentazioni per convincerci siano altre. I venditori esperti erano esperti di ben altri materiali e ben presto sono andati in crisi. Non conoscendo il materiale hanno venduto meno di quanto si vendeva in precedenza non tenendo conto delle peculiarità del nuovo prodotto. Ed infine la nuova Business area farà da intermediario o si trasformerà in monocliente?".



Pensa sia possibile, come molti stanno cominciando a temere, che, in realtà, la Thyssen voglia arrivare alla chiusura di Ast e alla sua vendita a pezzi?

"Sarebbe la logica conseguenza di quanto affermato in precedenza. Senza ordini i forni cosa produrrebbero? Se da una parte l'attuale struttura industriale è figlia di un sistema delle partecipazioni statali ormai obsoleto e comunque funzionale ad interessi delle casi madri che nel tempo hanno avuto responsabilità gestionali e quindi obiettivamente limitanti delle potenzialità di Ast, dall’altra non possiamo avere colpe se la partita che si sta giocando è di natura estremamente finanziaria. Ed è la finanza che costringe i manager tedeschi a politiche basate solo sulla riduzione di costi e di posti di lavoro che fanno perdere pure le professionalità. E’ la finanza che a novembre ci ha fatto tornare in ThyssenKrupp con la benedizione dell’antitrust europea. Siamo finiti sotto l'egida di una multinazionale che anche recentemente ha ricordato di volersi separare dal business acciaio sottolineando come la decisione assunta a dicembre non è di carattere strategico ma un passo tatticamente necessario per evitare che i problemi finanziari di Outokumpu, dovuti anche al fallimento dell’operazione di vendita di Ast, portassero a conseguenze ben più gravi per la parti coinvolte. Possiamo fidarci di un management che fa certe affermazioni? E’ la finanza attraverso il fondo di investimento svedese Cevian Capital a controllare il 10 per cento di ThyssenKrupp ad influenzarne le scelte e a costringere il management ad andare avanti tutta senza cercare il consenso con le parti sociali. Perché in Germania ThyssenKrupp si comporta in un modo e fuori da i confini in un altro? Sappiamo bene come sindacato che è necessario rimettere in sesto i conti della Fabbrica, scrollandoci di dosso quell’alone delle Partecipazioni statali che ancora ci portiamo addosso. I bilanci degli ultimi anni, sia quelli civilistici utili per la Legge italiana, sia quelli che fanno riferimento ai principi contabili internazionali IAS-IFRS che valutano in maniera diverse alcuni voci, come il Tfr il Magazzino o gli ammortamenti, sono negativi. I lavoratori però non si sono mai sottratti quando era necessario rimettersi in gioco. Ma sempre con una prospettiva di fronte. E non a caso a novembre dello scorso anno abbiamo firmato un accordo sulla mobilità. Per anni Terni è stato il bancomat di ThyssenKrupp una multinazionale che negli ultimi dieci anni ha sbagliato strategie e investimenti in mezzo mondo: possiamo continuare a fidarci di loro?".



Crede che le istituzioni abbiano fatto tutto quanto era in loro potere per tutelare il destino delle acciaierie oppure crede che in questi due anni di trattativa il problema non sia stato valutato correttamente ?

"Come sindacato ternano siamo stati sempre cauti nei giudizi. E i fatti ci danno ragione. Ma la ragione serve a poco se poi non si salva la Fabbrica e i posti di lavoro. Purtroppo l'affidabilità si vede con i fatti. Basta andare a rivedere gli impegni disattesi del Patto di Territorio. Nella storia recente si sono succeduti quattro governi in tre anni, abbracciando praticamente tutte le bandiere politiche. Ma anche questo non ha fatto altro che indebolire il nostro ruolo in Europa. Come può essere una Nazione affidabile quando cambia quattro presidenti del Consiglio in tre anni? A giugno del 2013 avemmo un grossa possibilità, quella di interloquire con Almunia. Era lì che a mio avviso le Istituzioni tutte dovevano dare la spallata per cambiare l'inerzia delle cose. Non tutti la pensarono così. Oggi ne paghiamo le conseguenze perché la vendita è stata avallata dai burocrati di Bruxelles secondo gli accordi presi con le lobby dei paesi concorrenti al nostro".



Quale pensa sia il destino migliore per le acciaierie e cosa va fatto per indirizzare la politica del governo in questa direzione?

"Il Governo deve affermare in maniera chiara se la siderurgia rappresenta ancora un settore strategico dell'economia italiana.
In caso di risposta affermativa deve ritenere che Ast Terni produce acciai inossidabili da forno elettrico salvaguardando per certi versi quella sostenibilità ambientale che è contenuta nel Piano strategico della siderurgia. E' vero consuma energia elettrica. E necessiterebbe di un partner capace di gestire le materie prime in maniera oculata. Questi elementi debbono essere valorizzati: altrimenti l'Italia rischia di trasformarsi in un paese esportatore di rottame ed importatore di prodotti semilavorati, magari dai quei paesi asiatici che rafforzerebbero il ruolo di quarto competitore europeo: ma quale potrebbe essere il vantaggio sulla bilancia commerciale italiana?"
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