Spazzatura connection, multe e confische per Gesenu e Tsa. E in 11 vanno a processo

Spazzatura connection, multe e confische per Gesenu e Tsa. E in 11 vanno a processo
di Egle Priolo
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Venerdì 16 Aprile 2021, 07:18 - Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 10:13

PERUGIA - A sei anni dall'inizio dell'inchiesta, a cinque dall'arresto di Giuseppe Sassaroli e dopo due anni di udienza preliminare, il processo per la gestione della raccolta differenziata e degli impianti Gesenu finiti nell’indagine dei carabinieri forestali – per cui il procuratore Raffaele Cantone ha parlato di «escamotage ecomafiosi» - arriva alla prima vera svolta.

Ieri, il gup Natalia Giubilei ha infatti mandato a processo 11 persone, tra vertici delle società di gestione rifiuti, imprenditori e dirigenti di amministrazioni locali, e cinque società, compresa la Gest, per cui l'avvocato Marco Paone aveva chiesto il non luogo a procedere. Gesenu e Tsa, invece, hanno patteggiato e per adesso pagano un prezzo salato, anche se molto lontano dalle (milionarie) richieste iniziali: 140mila euro di sanzione pecuniaria per Gesenu e 120mila per la Trasimeno servizi ambientali, più l'interdizione per entrambe alla pubblicizzazione di beni e servizi per 8 mesi. Stabilita anche una confisca di 366mila euro per Gesenu e 200mila per Tsa.
E, nonostante una pioggia di prescrizioni (soprattutto di reati ambientali) e diversi non luoghi a procedere, con l'Arpa completamente estromessa dal processo e il proscioglimento pieno (perché il fatto non sussiste) del tecnico Francesco Cinti e della dirigente Giovanna Saltalamacchia, dal 13 luglio si aprirà davanti al secondo collegio il dibattimento per l'allora direttore generale di Gesenu Giuseppe Sassaroli che, assistito dagli avvocati David Brunelli e Chiara Peparello, dovrà rispondere dell'accusa più pesante di associazione per delinquere insieme ad altre sei persone: Giuliano Cecili, Roberto Damiano, Silvio Marano, Luciano Sisani, Luca Rotondi e Renato Antonio Presilla. Associazione, invece, caduta per i fratelli Furio e Ferdinando Baldini (rinviati a giudizio per altri capi di imputazione), mentre Giosanna Pani, difesa dall'avvocato Giancarlo Viti, è stata prosciolta completamente. Andranno poi a processo anche Sandro Posati e Borislav Vujovic (e non Gialuca Perni, come riportato inizialmente), pronti a provare la correttezza del loro operato assistiti da Giovanni Tarantini e Michele Bromuri. Fuori dal processo per prescrizione, infine, Andrea Valentini, difeso dall'avvocato Giuseppe Caforio.
Una svolta importante, quindi, per l'inchiesta Spazzatura d'oro connection che nel 2015 (allora il pm era Valentina Manuali) con le accuse di inquinamento ambientale, traffico di rifiuti e truffa, aveva portato «alla prima interdittiva antimafia nei confronti di una società pubblica». Nella sua dura requisitoria il procuratore Cantone aveva comunque avanzato richiesta di proscioglimento per le ipotesi di truffa e per quei capi di imputazione riferiti a episodi dal 2010 al 2014, quindi già vicinissimi alla prescrizione.

Ma non aveva risparmiato sulle accuse, parlando di «spaccato gravissimo, con episodi gravissimi di inquinamento più simili alle ecomafie che a una società pubblica che lavora per l’interesse dei cittadini». Per la cui difesa si sono costituiti parte civile in 32, tra enti e associazioni ambientaliste, compreso l'Osservatorio Borgogiglione. «Assistiamo ancora a una volta - ha dichiarato Valeria Passeri per conto di WWF, Italia Nostra Umbria e Comitati Eugubini - a un processo che riguarda reati che direttamente o indirettamente ledono l'ambiente e di conseguenza anche la salute dei cittadini. Eppure la maggior parte vengono stralciati dalla prescrizione. Invece, magari, l'ambiente in Umbria dovrebbe essere maggiormente curato, ci dovrebbe essere più attenzione nel gestire processi che riguardano interessi di rilievo per la collettività, a partire dal sacrosanto diritto alla salute».

IL PATTEGGIAMENTO
Il patteggiamento di Gesenu? «Non costituisce ammissione di responsabilità, rispetto a fatti che la società ha sempre ritenuto e continua a ritenere non fondati». Lo ribadiscono i suoi legali Francesco Falcinelli e Dario Buzzelli che, come Tsa (assistita dall'avvocato Franco Libori), ha chiuso l'accordo con la procura, con una scelta «dipesa unicamente dall’esigenza, di natura imprenditoriale, di ottenere una rapida e certa definizione del giudizio che minimizzasse tutti i potenziali rischi e/o pregiudizi economici, finanziari e reputazionali derivanti dalla perdurante pendenza del procedimento. E consentire così alla “nuova Gesenu” di concentrare tutte le energie sulla mission aziendale: perseguire il continuo e progressivo miglioramento dello standard qualitativo dei servizi offerti nel rispetto del territorio, dell’ambiente dei cittadini e dei propri dipendenti. Tutti i fatti contestati si riferiscono al periodo temporale che va dal 2010 all’ottobre del 2015, e sono dunque relativi ad un’epoca nella quale Gesenu aveva una diversa compagine societaria, gestionale e di controllo». Così i quasi 21 milioni contestati come profitto derivato dall'ipotesi di truffa (e dichiarati insussistenti dal Riesame) sono diventati i 366mila e spicci per cui ieri è stata dichiarata la confisca.
Fuori dal processo anche Arpa, con la soddisfazione dell'avvocato Nicola Di Mario che ha assistito la direttrice del dipartimento Giovanna Saltalamacchia, prosciolta perché il fatto non sussiste. «Con grande cura e precisione di analisi il giudice – ha commentato Di Mario - ha ritenuto insussistenti nella loro configurazione giuridica gli illeciti contestati. La pronuncia conferma la legittimità e lo scrupolo che hanno sempre informato la sua gestione dell'ufficio di cui risultava dirigente».

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