Samuele Bersani stasera al Lyrick:
«Da bambino venivo ad Assisi con
mio papà. Lì ho visto i cantautori»

Samuele Bersani stasera al Lyrick: «Da bambino venivo ad Assisi con mio papà. Lì ho visto i cantautori»
di Michele Bellucci
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Giovedì 5 Maggio 2022, 10:00

Farà tappa questa sera al Teatro Lyrick di Assisi il cantautore Samuele Bersani, che porta finalmente in Umbria le canzoni del suo "Cinema Samuele”, album vincitore del Premio Tenco nella categoria "Miglior Album" (inizio alle 21.00). Un artista in continua evoluzione e impossibile da etichettare che ripercorrerà in un live emozionante molte fasi dell’ormai quasi trentennale carriera. Le tappe del tour hanno confermato il grande amore del pubblico nei suoi confronti e anche quello umbro non sarà da meno: “sono rimasti pochi biglietti, ma ce ne saranno in vendita anche al botteghino del Lyrick” spiegano gli organizzatori. Bersani ad Assisi suonerà con sette musicisti d'eccezione come Tony Pujia e Silvio Masanotti alle chitarre, Alessandro Gwis al piano, Stefano Cenci alle tastiere, Davide Beatino al basso, Marco Rovinelli alla batteria e Michele Ranieri ai cori e come polistrumentista.

Samuele Bersani, come sta andando il tour?

Direi molto bene e per me che non facevo concerti da diversi anni è speciale. Mi colpisce vedere che quando torniamo nei posti dove ero stato nel precedente tour troviamo molta più gente. Questo è uno stimolo e mi porta grande gioia interiore.

Tra l’altro dopo vari rinvii e 7 anni di attesa tra gli ultimi due album…

Già, io sto bene solo in un elemento, che è quello della musica. Tornare sul palco è per me come per un nuotatore tornare a tuffarsi. Anche per questo non ho mai fatto concerti in streaming, ho bisogno delle persone.

Cosa troverà il pubblico ad Assisi?

Come sempre massima sincerità, altrimenti si porterebbero a casa una banconota bugiarda. Mai come quest’anno ho la sensazione che abbiamo curato ogni dettaglio del concerto. La band suona che è un piacere, durante le prove mi sono messo ad ascoltarli dalla platea e me li sono goduti.

Tra l’altro l’ultima volta qui non andò come avrebbe dovuto…

È vero! Ricordo che sono arrivato in città ma non abbiamo potuto fare un vero concerto perché saltarono tutti i settaggi del mixer. Quindi dovemmo in pratica fare delle prove: decisi di non far pagare il biglietto, perché fu difficile anche per il pubblico che magari si ascoltò 2 o 3 volte lo stesso brano!

C’è un legame speciale con questa città, vero?

Sì.

Nella mia infanzia più vera, dai 3 ai 10 anni, ogni inverno mio padre mi portava ad Assisi in un luogo dove facevano corsi di musicoterapia. Per me era un po’ come stare 10 giorni all’Overlook Hotel ed è stato molto formativo. Lì ho conosciuto i primi cantautori in carne e ossa; ero un bambino piccolo e mi sembravano tutti artisti arrivati… nella mia mente non c’era differenza tra Edoardo Bennato e uno qualsiasi di loro.

A proposito di passato, tornando indietro cambierebbe qualcosa della sua vita?

Faccio fatica a immaginare come sarei oggi se non avessi commesso degli errori. Del resto poter rimediare a quegli errori significherebbe immaginarmi perfetto oggi… e questo non funziona. Sono fiero di tutto quel che ho scritto, mi sono sempre complicato la vita cercando di raccontare me stesso e ho vissuto molto per poter scrivere delle canzoni diverse. Rispetto a prima noto che da ragazzino mi dedicavo prevalentemente al testo, mentre ora passo il tempo sulle singole note. Però continuo a darmi sempre alla musica con tutto me stesso.

In questo momento storico che valore ha tornare a vivere concerti dal vivo?

Enorme. Perché la musica collega le persone tra loro per ragioni misteriose. Poi se penso alle mie canzoni ce ne sono davvero di particolari, basta vedere i titoli… Freak, Harakiri, Il mostro, Psyco, En e Xanax: diciamo che c’è tutto un mondo a parte e per empatizzare con me devi essere un po’ particolare!

Tanti brani che parlano d’amore, ma oggi non sembra il sentimento prevalente...

Beh, alla fine è una parola che non vuol dire nulla finché non la vivi. C’è anche l’amore degli altri, che magari lo invidi e basta. Anche ascoltare canzoni d’amore può non darti niente, o magari ne senti una sull’assenza di amore e l’empatia la trovi con quella. A volte ho scritto canzoni da scintille che rappresentano storie altrui. Per esempio ho i miei genitori che stanno insieme dal ’66, non insieme per forza ma trovando un equilibrio anche nell’incompatibilità. Per esempio i miei hanno vissuto quel tipo di amore che ho descritto in En e Xanax. Per me era un augurio, per loro invece è stato così.

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