Eletti in virtù del palese fallimento del centrosinistra, sono arrivati al potere quasi in punta di piedi, sorretti dal vociare di altri, di Salvini nel caso di Latini e di Berlusconi (a quel tempo) per la storia di Romizi. Una volta in cima alla complicata e ostracista Perugia, Romizi non ha bruciato campi nomadi, né ha ruspato gli immigrati, ma ha cercato di ricucire quel difficile rapporto tra la città e la politica, così sfilacciato e stanco quando la tinta era di sinistra. Lungo la stessa strada pare avviarsi Latini nella Terni sanguigna e generosa, pronto a mettere sicurezza e lavoro al centro della sua agenda.
Avendo presente (come Romizi) di avere bilanci comunali profondamente dissestati che avrebbero davvero bisogno(loro sì) di una profonda aratura, ma anche di ricette praticabili e utili. In questa direzione, se Latini c’ha fatto i conti subito, Romizi dovrà affrontare tra qualche mese il rapporto con la dominante Lega. Che nell’accendere molte speranze, pratica ancora con troppa enfasi il “colpa loro” rivolto alle amministrazioni precedenti. Un dito puntato che al popolo vociante con le mani aperte per accogliere la manna promessa, può interessare di meno. Noi, però, confidiamo che i sindaci gemelli, siccome diversi, sapranno distinguere tra la soluzione dei problemi e l’alibi per non risolverli.
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