Oltre cento colpi fra Perugia e Roma,
stroncata super banda: a libro paga anche un prete

Oltre cento colpi fra Perugia e Roma, stroncata super banda: a libro paga anche un prete
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Mercoledì 5 Febbraio 2014, 07:37 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 10:49

​PERUGIA - Maxi operazione all'alba da parte della squadra mobile della questura di Perugia. Gli uomini guidati da Marco Chiacchiera hanno infatti arrestato i componenti di una super banda specializzata in furti.

Tra assalti ad abitazioni e spaccate in bar, negozi e tabaccherie, gli investigatori avrebbero attribuito alla banda almeno un centinaio di furti a Perugia e dintorni nell'ultimo anno. Si tratterebbe di un gruppo misto albanese-romeno radicato in parte a Roma e in parte a Perugia. Gli arresti infatti sono stati eseguiti tanto in cittá quanto nella capitale. Non solo l'Umbria e l'alta valle del Tevere fino al confine con la Toscana: il gruppo era segnalato molto attivo anche su Roma e secondo gli investigatori molti sarebbero i furti e le spaccate commessi anche nella capitale.

Le investigazioni condotte dalla quarta sezione (Antirapina) della squadra mobile, anche con l’ausilio di strumenti tecnici di intercettazione e del costante monitoraggio dei movimenti degli indagati sul territorio, hanno permesso di individuare tutti e 19 i componenti del sodalizio criminale, per 11 dei quali sono state emesse altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere di cui 9 eseguite nella mattinata odierna a Perugia, Roma e Siena.

Droga con i soldi dei furti.

Vari i reati contestati, che vanno dal furto aggravato alla ricettazione, al favoreggiamento reale e personale ed allo spaccio di droga, attività che alcuni componenti del sodalizio avevano posto in essere per investire parte del provento delle scorribande notturne.

Decine di auto rubate per i colpi. Ben 41 le auto rubate dalla banda e recuperate e restituite a proprietari oltre a materiale delle più varie tipologie (trattori, attrezzi edili, attrezzi per il giardinaggio, tabacchi, cellulari, televisori, computer, macchine fotografiche, lavatrici, lavastoviglie e ben 16mila litri di gasolio) in buona parte recuperati e restituiti.

Il gruppo perugino e quello romano. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, le nove persone arrestate (altre due sono ricercate) farebbero parte di due gruppi confluiti in un'unica organizzazione: quello perugino composto da almeno sei persone e quello romano da tre. I due gruppi entrano in contatto e agiscono insieme prevalentemente nel Perugino e ai confini con le province di Siena ed Arezzo, ma la "batteria" romana lavora anche in proprio sulla capitale mettendo a segno colpi che secondo gli investigatori si sarebbero incentrati soprattutto nelle zone di Cesano e San Cesareo.

Investimenti nella capitale e droga acquistata a Boccea. Sempre secondo gli investigatori perugini, buona parte dei proventi dei furti e spaccate (accertati 43 in cinque mesi, ma ci sono elementi per superare la cifra di cento assalti) veniva investita nell'acquisto di droga, soprattutto cocaina, da spacciare e il tramite privilegiato sarebbero stati proprio i tre romeni del gruppo romano. In particolare, i poliziotti della squadra mobile perugina sono arrivati fino a un bar della zona di Boccea in cui avvenivano gli incontri per la droga. Al vaglio degli investigatori però anche la possibilità che il gruppo abbia fatto investimenti proprio a Roma: il sospetto è che possano aver acquistato, attraverso soggetti a loro vicini, automobili e anche unità immobiliari.

Le intercettazioni: «La merce è custodita dal prete». Fra le centinaia di intercettazioni che hanno permesso alla squadra mobile di ricostruire con puntualità i 43 furti contestati alla banda, a un certo punto compare «il prete». Quello che scopriranno i poliziotti sarà che si tratta proprio di un prete ortodosso, originario della Moldavia, che risiede a Perugia e che dice messa in provincia: il religioso avrebbe per alcune settimana concesso il proprio garage come magazzino per custodire la merce rubata. «Da quando ho questo extra al mio stipendio posso finalmente togliermi qualche soddisfazione» racconta il prete in un'intercettazione. Tante le telefonate in cui, in un linguaggio dissimulato, i membri della banda parlano, secondo i poliziotti, del materiale rubato. Anche con potenziali clienti. «Quanto lo metti il giallo, quanto lo metti il rosso» indicando vari oggetti fra trapani, seghe elettriche, elettrodomestici e altri oggetti rubati. Ma spesso nelle telefonate dovevano anche dire di no all'eccessiva offerta di manodopera per gli assalti notturni. «Siamo in troppi» gli investigatori avrebbero sentito spesso ripetere nelle telefonate precedenti i colpi.

Oltre al prete, un altro fiancheggiatore della banda sarebbe stato individuato in un ricettatore romano in grado di fornire aiuto per piazzare gli oltre trecentomila euro di materiale rubato che secondo gli investigatori è passato per le mani della banda.

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