Ponte San Giovanni, iniziato l'abbattimento dei palazzi della vergogna

Veranno realizzate case popolari, negozi e un asilo

Ponte San Giovanni, iniziato l'abbattimento dei palazzi della vergogna
di Luca Benedetti
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Venerdì 22 Marzo 2024, 09:02

PERUGIA Nella Giornata che ricorda le vittime della mafia, Ponte San Giovanni si butta alle spalle i palazzi della vergogna, l’operazione Apogeo, le mani della camorra sui palazzoni che qualcuno ha chiamato, non a caso, della vergogna.
Nel giorno che inizia la primavera la prima pietra di una nuova vita inizia, e non è un paradosso, con una demolizione. Quella del blocco C che lungo via Adriatica era venuto su con l’idea di fare affari grossi con un altro quartiere alveare. Sono le 10,31 quando la tenaglia della ruspa gigante addenta il terrazzo al primo piano, lo sbriciola e cambia la storia.
Da qui a due anni (termine ultimo dei lavori febbraio 2026) al posto di quel non senso che il sindaco Andrea Romizi ha definito «scelta inaccettabile di città», arrivano 34 appartamenti di edilizia residenziale pubblica, sette ville urbane in legno, un asilo e sette negozi. Ma anche la casa della musica e spazi per gli studenti. Sembra incredibile ma in quello che era progettato come un alveare e su cui l’operazione Apogeo ha scoperchiato progetti e interessi dei clan vicino ai Casalesi per mettere le mani sulla città, ci saranno il verde e da lì partiranno le piste ciclabili, che si uniranno alle altre del Ponte, giù fino al Tevere, fino agli altri paesi sull’asta del fiume che Romizi ha detto che Perugia deve riscoprire come timbro dell’identità.
IL PIANO
Al primo colpo di ruspa di ieri mattina seguirà la demolizione dei tre livelli dell’edificio lato ferrovia, si salverà il piano terra dell’edificio che costeggia il sottopasso, verrà demolito integralmente la parte del complesso che guarda via Adriatica (quello dove la ruspa ha iniziato a buttar giù i terrazzi ieri mattina) e spariranno due livelli dell’edificio che si vede dal Raccordo.
Il progetto di demolizione prevede un taglio della volumetria di 25mila metri cubi che supererà la metà di quanto era stato costruito fino a oggi e poi lasciato da più di dieci anni anni in stato d’abbandono. Oltre ai 34 appartamenti di Ater e l’asilo, ci saranno duecento metri quadrati di un laboratorio didattico con un’area verde rialzata. E poi verranno realizzati diciassette spazi chiusi che verranno utilizzati per le associazioni di quartiere. Al piano meno uno parcheggi sia pubblici che privati.
I FONDI
L’intervento ha un valore di oltre 24 milioni di euro con un importo dei lavori di 17 milioni. Sul piatto 14,4 milioni di euro finanziati con il Pnrr, 1,9 milioni di fondi Foi(Fondo avvio opere indifferibili), finanziamento del Comune di Perugia da 500mila euro, Finanziamento Ater di 5 milioni e Fondi per lo sviluppo e la coesione 2021-2027 da due milioni di euro.
HANNO DETTO
Tra inchiesta Apogeo e fallimento del comparto, muoversi in mezzo alle ragnatele di quei casermoni di cemento è stata un’impresa. Il Comune ha fatto da capogruppo all’iniziativa che vede un campo anche Regione e Ater (sul progetto c’è anche la matita dell’Università). «L’operazione Pinqua di Ponte San Giovanni costituisce- ha detto l’assessore regionale Enrico Melasecche- una delle operazioni più interessanti di rigenerazione urbana degli ultimi decenni in Umbria».
«La riqualificazione sarà importante, l’intervento- ha spiegato il presidente Ater Emiliano Napoletti- sarà innovativo. Il senso profondo di questa operazione è quello di creare un nuovo spazio finalmente ricucito alla realtà urbana».
Soddisfatta l’assessore all’Urbanistica Margherita Scoccia che dell’operazione Pinqua è stata un po’ la mamma: «Non è stato facile riuscirci, ma passare da un ecomostro a un ecoquartiere è un grandissimo risultato che la gente di Ponte San Giovanni merita». Sorride il sindaco Andrea Romizi: «Siamo di fronte a uno spartiacque tra il passato e il futuro. Ponte San Giovanni è il protagonista di un cambiamento senza precedenti».
«Viene demolito l’ecomostro ha sottolineato il sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco- simbolo del tentativo di infiltrazione da parte delle mafie e di una urbanistica smodata che cadeva sulla testa dei cittadini.

Questo è un simbolo di riscatto delle legalità».

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