Pil, in 20 anni persi 4 miliardi. L'Aur: «In Umbria la produttività è scesa a un ritmo doppio rispetto all'Italia»

Pil, in 20 anni persi 4 miliardi. L'Aur: «In Umbria la produttività è scesa a un ritmo doppio rispetto all'Italia»
di Fabio Nucci
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Giovedì 22 Settembre 2022, 06:49

PERUGIA Guardare al passato per migliorare il futuro. Un’analisi dell’Agenzia Umbria ricerche esamina l’evoluzione subita dal Pil negli ultimi 20 anni, indagando sulle componenti produttività, occupazione e demografia. L'approfondimento, curato dal ricercatore Andrea Crippa, mette in evidenza luci e ombre del mercato del lavoro, nel quale la crescita del tasso di occupazione è offuscata dalla riduzione della popolazione in età lavorativa e dalla scarsa qualità del lavoro. Al tempo stesso, si indicano possibili soluzioni.
La riflessione di Crippa parte dall’assunto che nel periodo considerato, il Pil umbro è passato da 24 a 20 miliardi di euro, diminuito a un tasso reale dello 0,74% annuo. “L’economia umbra ha registrato le migliori performance prima della crisi finanziaria 2007-2008, esibendo un tasso di crescita annuo dello 0,45% nel periodo 2000-2008. Contrariamente, dal 2009 al 2020, il Pil ha manifestato un tasso di crescita negativo del -1% annuo. Un risultato esacerbato in seguito alla pandemia”. Un’evoluzione analizzata “spacchettando” il Pil nelle componenti, produttività del lavoro, tasso di occupazione e dinamiche demografiche. La produttività del lavoro misura l’efficienza con cui le risorse umane sono impiegate nel processo produttivo e l’Umbria, nel periodo in esame, ha esibito performance poco gratificanti. Crippa parla di “percorso declinante” generale. “Ma in Umbria la produttività del lavoro è diminuita a velocità quasi doppia rispetto a quella nazionale (-0,85% annuo in Umbria, -0,44% nel Paese)”. Un peggioramento collegabile a “investimenti insufficienti e inadeguati”, frutto del calo nell’accumulazione del capitale. “Ha inciso la difficoltà a indirizzarsi verso settori a più alto contenuto tecnologico e di innovazione”. Migliore la dinamica del tasso di occupazione, indicatore legato all’andamento di un’economia: «La crescita economica contribuisce a creare nuovi posti di lavoro che serviranno a perpetuare il processo di sviluppo”. Nell’analisi Aur si invita tuttavia a leggere in modo critico tale parametro. ”Tale performance positiva non deve fuorviarci in merito al giudizio sullo stato di salute del mercato del lavoro perché si deve tener conto della qualità del lavoro stesso e dei livelli retributivi». Nella regione c’è stata una crescita annua di occupati dello 0,13%, ma nei 20 anni in esame l’aggregato “popolazione attiva” si muove in direzioni opposte. Negli anni Duemila, infatti, giovani flussi migratori in entrata hanno contenuto il fenomeno dell’invecchiamento e le fuoriuscite dal mondo del lavoro; ma la situazione è poi cambiata. «Il fenomeno si è invertito, registrando un deflusso di umbri verso l’estero e di stranieri verso altre aree d’Italia». Ecco perché anche l’attuale nuova crescita del tasso di occupazione va "interpretata". «L’avvenuto incremento è attribuibile alla riduzione della popolazione in età lavorativa piuttosto che a un effettivo incremento di persone impiegate». Così, nel giudizio sullo stato di salute del mercato del lavoro umbro e del Pil entrano le dinamiche demografiche. «Hanno un ruolo centrale nel dibattito sulla crescita economica», scrive Crippa. «Il mutamento della struttura per età può influire sulla prestazione di un territorio». E dal 2012, la popolazione si sta riducendo e scende il peso della fascia “15-64 anni”.
Composizione della popolazione in età da lavoro e produttività risultano dunque gli anelli deboli del Pil regionale. «Il recupero di produttività – scrive Crippa - presuppone un rafforzamento degli investimenti verso istruzione e innovazione digitale e tecnologica delle imprese e un miglioramento infrastrutturale che l’attuazione dei progetti finanziati dal Pnrr dovrebbe apportare.

Sull’indicatore di criticità di lungo periodo, si dovrebbero invece innescare meccanismi demografici e per l’Umbria si possono evidenziare almeno tre fattori: allungamento della vita lavorativa, aumento dell’occupazione femminile e miglioramento nella dotazione di capitale umano della forza lavoro».

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