Piero Fabbri, il cacciatore che ha ucciso l'amico sul Subasio: «Mi è preso il panico ma mi era cascato il mondo addosso»

Piero Fabbri appena uscito dal carcare
di Enzo Beretta
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Giovedì 16 Febbraio 2023, 08:43

«Queste sono cose che non succedono mai ‘nto la vita, quando te succedono te casca il mondo addosso… ho detto una cazzata, però quando te piglia il panico uno fa delle cazzate. Non… non sai quello che fai, quel che tocchi». Piero Fabbri nell’interrogatorio di garanzia è appena stato messo con le spalle al muro dal gip Piercarlo Frabotta che quando ha sentito parlare del colpo di fucile «partito accidentalmente dal fucile di Davide Piampiano» inchioda l’arrestato raccontandogli del video della GoPro che ha registrato l’omicidio in diretta. Solo a quel punto Fabbri ammette: «Ho detto una cazzata. Lo so che ho fatto delle cose sbagliate – sono le parole pronunciate il 31 gennaio al giudice per le indagini preliminari che avrebbe confermato la misura cautelare dietro le sbarre – ma… stava sempre a casa mia, chiamavo, me chiamava babbo a me, capito che… è come ‘I figlio mio, m’è morto il figlio ta me, capito? E lì m’è successo… non so manco io quel che ho fatto, quel che ho toccato, quel che, non è facile purtroppo».

Abbozza una spiegazione anche a proposito delle bugie e del silenzio di ghiaccio con la famiglia Piampiano, alla quale ha continuato a fare visita fino al giorno in cui i carabinieri sono andati a prenderlo per accompagnarlo a Capanne: «La madre… come facevo a diglie ta la madre che avevo sparato tal figlio? Non gliela facevo. Era più forte di me». Tornando alle modalità del delitto Fabbri - si legge negli atti giudiziari - ha «dichiarato che il proiettile è partito dal suo fucile, precisando tuttavia che ciò si era verificato in modo del tutto casuale nel momento in cui egli era scivolato (‘So’ scivolato, so’ scivolato, m’è partito il fucile così e m’è partita la botta’)».

Ha aggiunto di «aver sentito un rumore, di aver sparato credendo si trattasse di un cinghiale e di aver colpito, invece, per errore Davide Piampiano (‘io ho sentito un rumore e pensavo che era un cinghiale’, ‘vedevo ‘sto cinghiale e ho sparato e mentre che sparavo so’ anche un pochino… so’ andato giù so’ scivolato anche…’)».

Il giudice di Firenze, Antonio Pezzuti, arriva a conclusioni differenti rispetto al collega di Perugia. «Due sono i presupposti della decisione del giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Perugia: Piero Fabbri avrebbe potuto salvare la vita di Davide Piampiano e lui avrebbe dovuto farlo e volontariamente non l’ha fatto – si legge nell’ordinanza fiorentina –. Entrambi i presupposti non sussistono in quanto Fabbri non avrebbe potuto salvare la vita di Davide Piampiano. II consulente tecnico del pm, con la nota del 6 febbraio 2023, ha precisato che il proiettile aveva oltrepassato il fegato della vittima che presentava una vasta lesione da scoppio che aveva determinato una rapida ed imponente emorragia. Davide è stato colpito alle 17.10 ed è morto alle 17:27, 17 minuti dopo lo sparo. Il tempo in questione è sicuramente inferiore a quello che sarebbe stato necessario ai soccorsi per arrivare sul luogo, anche qualora Piero Fabbri avesse chiesto immediatamente aiuto».

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