Perugia, sequestro di beni per 12 milioni di euro all'imprenditore Olivi

Perugia, sequestro di beni per 12 milioni di euro all'imprenditore Olivi
di Enzo Beretta
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mercoledì 7 maggio 2025, 08:34

Sotto sequestro un patrimonio da circa 12 milioni di euro riconducibile all’imprenditore Mauro Olivi, 72 anni, di Panicale. È quanto disposto dal tribunale di Perugia con una misura di prevenzione che ha portato al sequestro del 63% delle quote della Olivi Spa, del 33% del capitale sociale della Sun Energy, entrambe con sede a Panicale, oltre a tre distributori di carburante tra Perugia, Magione e Deruta, una struttura ricettiva con ristorante a Magione e diversi terreni ubicati tra via Settevalli, Roma e la provincia di Rieti. Secondo quanto comunicato dalla guardia di finanza, i beni sarebbero «riconducibili» all’imprenditore, ritenuto «fiscalmente pericoloso», con un patrimonio considerato «sproporzionato rispetto alla sua capacità reddituale».

Dagli atti giudiziari emerge che «il pm ha evidenziato come i provvedimenti cautelari, personali e reali, adottati nei confronti di Olivi, così come i provvedimenti di rinvio a giudizio emessi nei suoi riguardi nell’ambito di più procedimenti giurisdizionali, abbiano dato conto della sua inclinazione a commettere in maniera reiterata, spregiudicata e continuativa, reati nel settore economico finanziario, essendo emerso il suo coinvolgimento in plurimi fatti di frode fiscale nel campo del commercio di prodotti petroliferi, commessi in associazione con altri soggetti. Un insieme di delitti che – prosegue l’atto – si assume hanno permesso a Olivi di accumulare ingentissime risorse finanziarie e, parallelamente, alla Olivi Spa e alle altre società del gruppo, di far registrare a partire dal 2014 incrementi patrimoniali esponenziali, non corrispondenti alle disponibilità economico reddituali di fonte lecita».

Secondo la Procura, Olivi avrebbe costruito la sua ricchezza deviando i proventi illeciti, tra il 2014 e il 2019, proprio verso la Olivi Spa e, di riflesso, nelle altre società: Sun Energy Srl, Immobiliare Innovation Srl, Oliarc Srl e Minoltech Srl. Le indagini della finanza di Perugia documentano come l’imprenditore abbia messo in piedi una «strategia di leadership di costo, con il relativo vantaggio di costo, che nel campo commerciale si ha quando una società si approvvigiona da fonti illecite e produce prodotti simili o equivalenti a quelli offerti dalla concorrenza ad un costo minore, spazzandola così via e alterando il libero mercato economico».

I giudici Andrea Ausili, Lidia Brutti e Simona Di Maria parlano di un «vantaggio economico indebito, di cui la società Olivi ha beneficiato per effetto delle condotte illecite del suo amministratore, verosimilmente anche oltre il periodo di manifestazione della pericolosità del proposto».

I beni sequestrati – scrivono i magistrati – sono considerati «acquisizioni o incrementi patrimoniali frutto, diretto e indiretto, dell’investimento dei proventi illeciti che il proposto ha conseguito per effetto della realizzazione, anche in forma organizzata, di delitti tributari di natura fraudolenta». Ma il tribunale precisa: «Il collegio ritiene che gli elementi rappresentati non appaiono idonei a delineare i contorni di un inquinamento pervasivo dell’impresa. In particolare non consentono di affermare che l’immissione di profitti di provenienza illecita, nella misura che è stato possibile individuare con sufficiente precisione con riferimento al periodo di manifestazione della pericolosità, abbia costituito una componente prevalente dell’accrescimento economico patrimoniale della società Olivi». Il patrimonio sequestrato è ora sotto la gestione di un amministratore giudiziario, incaricato di curarne la gestione e l’eventuale destinazione secondo quanto previsto dalla normativa antimafia. Olivi è assistito dagli avvocati Nicola Di Mario e David Brunelli, che hanno contestato «la sussistenza dei presupposti per l’applicazione di misure di prevenzione, personali e patrimoniali», come riportato nel provvedimento di 56 pagine. Nel tardo pomeriggio di ieri i legali hanno inviato una nota precisando che «il provvedimento, non ancora definitivo, formerà oggetto di tempestiva impugnazione avanti alla Corte d’Appello di Perugia. Pur nella consapevolezza che ogni questione giuridica debba essere affrontata avanti alle autorità giudiziarie competenti - spiegano i penalisti - sottolineiamo che, da una completa revisione della sentenza, potrà emergere la infondatezza di tutti i reati (per alcuni è già intervenuto il proscioglimento e per gli altri sono in corso i relativi giudizi di merito) sui quali fonda la misura di prevenzione patrimoniale». 

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