Sotto sequestro un patrimonio da circa 12 milioni di euro riconducibile all’imprenditore Mauro Olivi, 72 anni, di Panicale. È quanto disposto dal tribunale di Perugia con una misura di prevenzione che ha portato al sequestro del 63% delle quote della Olivi Spa, del 33% del capitale sociale della Sun Energy, entrambe con sede a Panicale, oltre a tre distributori di carburante tra Perugia, Magione e Deruta, una struttura ricettiva con ristorante a Magione e diversi terreni ubicati tra via Settevalli, Roma e la provincia di Rieti. Secondo quanto comunicato dalla guardia di finanza, i beni sarebbero «riconducibili» all’imprenditore, ritenuto «fiscalmente pericoloso», con un patrimonio considerato «sproporzionato rispetto alla sua capacità reddituale».
Dagli atti giudiziari emerge che «il pm ha evidenziato come i provvedimenti cautelari, personali e reali, adottati nei confronti di Olivi, così come i provvedimenti di rinvio a giudizio emessi nei suoi riguardi nell’ambito di più procedimenti giurisdizionali, abbiano dato conto della sua inclinazione a commettere in maniera reiterata, spregiudicata e continuativa, reati nel settore economico finanziario, essendo emerso il suo coinvolgimento in plurimi fatti di frode fiscale nel campo del commercio di prodotti petroliferi, commessi in associazione con altri soggetti. Un insieme di delitti che – prosegue l’atto – si assume hanno permesso a Olivi di accumulare ingentissime risorse finanziarie e, parallelamente, alla Olivi Spa e alle altre società del gruppo, di far registrare a partire dal 2014 incrementi patrimoniali esponenziali, non corrispondenti alle disponibilità economico reddituali di fonte lecita».
Secondo la Procura, Olivi avrebbe costruito la sua ricchezza deviando i proventi illeciti, tra il 2014 e il 2019, proprio verso la Olivi Spa e, di riflesso, nelle altre società: Sun Energy Srl, Immobiliare Innovation Srl, Oliarc Srl e Minoltech Srl. Le indagini della finanza di Perugia documentano come l’imprenditore abbia messo in piedi una «strategia di leadership di costo, con il relativo vantaggio di costo, che nel campo commerciale si ha quando una società si approvvigiona da fonti illecite e produce prodotti simili o equivalenti a quelli offerti dalla concorrenza ad un costo minore, spazzandola così via e alterando il libero mercato economico».
I giudici Andrea Ausili, Lidia Brutti e Simona Di Maria parlano di un «vantaggio economico indebito, di cui la società Olivi ha beneficiato per effetto delle condotte illecite del suo amministratore, verosimilmente anche oltre il periodo di manifestazione della pericolosità del proposto».