sono infernali (e non in senso figurato), mentre gli studi per quelle di Co2 sono stati abbandonati per resa degli strumenti. Quindi: è il caso di cambiare. Olanda, Danimarca e Germania, da sempre pignoli in tema ambientale, come carburante di cementifici e centrali hanno scelto i rifiuti. La sigla magica è Css, acronimo di combustibili solidi secondari, ovvero quanto resta dal riciclaggio dei rifiuti, di non tossico e non recuperabile. Le sue emissioni di Co2 sono molto basse, il valore energetico è buono, il tasso di zolfo e altri prodotti incombusti è minimo. E comunque il Css o si brucia o lo spariamo nello spazio. Ieri mattina in Confidustria si è parlato dell’utilizzo del Css su due fronti: dentro c’era chi prendeva atto della realtà, fuori qualche contestatore convinto del riciclaggio totale dei rifiuti. Ma questa strada (per ora) esiste al massimo all’85 per cento. Quindi (per ora) servono le altre. Prima possibilità: ci teniamo le discariche e le ampliamo fino a creare ambienti innovativi con promontori di scarti urbani. Seconda: troviamo cento milioni di euro, costruiamo un termovalizzatore e gli troviamo ogni anno 140mila tonnellate di Css con cui farlo funzionare e se per caso il riciclaggio dovesse superare il 44 per cento attuale, magari ci bruciamo il pet-coke visto che ormai l’investimento è fatto. Terza: non costruiamo il termovalorizzatore (risparmiamo cento milioni), chiudiamo le discariche e smaltiamo il Css con le centrali elettriche e i cementifici. Quando saremo così bravi da riciclare tutto, addio Css. Così, senza salutare.
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