Perugia, firme contro i divieti anti alcol
C'è chi rivuole shottino selvaggio

Perugia, movida in centro
di Cristiana Mapelli
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Venerdì 10 Maggio 2019, 15:13 - Ultimo aggiornamento: 15:14
PERUGIA - Un raccolta firme che è arrivata sopra ai banconi dei locali del centro. Il succo è semplice: chiedere al sindaco di spostare le lancette dello stop alla vendita di alcol nella “zona rossa” dell’Acropoli, dalle 1.30 alle 3. Come ad Elce, ad esempio, o in altre zone limitrofe dove è in vigore l’orario nazionale. «Un provvedimento urgente e contingente che non può essere tale per sette anni» - recita il documento - e che «andrebbe ad eliminare la disuguaglianza sociale tra esercenti della stessa categoria nello stesso comune. Nemmeno le guerre durano cosi tanto».
La normativa a cui fa riferimento la petizione nacque per limitare il consumo di alcol ed evitare situazioni di turbativa della quiete cittadina e dell’ordine pubblico. Atti ritenuti necessari in seguito ai turbolenti fatti dell’8 maggio 2012, quando corso Vannucci e la sua piazza fecero da sfondo a vere e proprie guerriglie urbane. Una pagina, forse, tra le più brutte della storia di Perugia.
«Ci sentiamo discriminati e danneggiati da questo lungo periodo e tanto meno responsabili» continua il documento, soprattutto ora «che la situazione che rese necessario il provvedimento è del tutto superata». A dimostrarlo il fatto che il posto di polizia in via Bartolo «ha esaurito il suo compito rimanendo chiuso di notte e talvolta anche di giorno».
La raccolta firme, di cui molti commercianti non sono stati ancora informati nonostante porti la data del 30 aprile, non sembra aver suscitato grandi entusiasmi, almeno in un primo momento.
Forse perché non ritenuta utile, visto che il provvedimento subisce delle particolari deroghe in alcuni momenti dell’anno, come Umbria Jazz, quando la vendita di alcol è già permessa proprio fino alle 3. O forse perché la maggior parte dei locali della zona, pur accogliendo anche il popolo della notte, non trova determinante quell’ora e mezzo di vendita di alcol in più. Categorico, invece il commento di Giuseppe Capaccioni, presidente della Consulta degli operatori dell’acropoli, che dice sì alle modifiche, ma non così.
«Se estendere il provvedimento significa permettere ai clienti di consumare ordinatamente nei locali o appena fuori se ne può parlare, ma se la volontà è quella di togliere il limite alla vendita dei “shottini” e l’asporto dico no. Il rischio è quello di ricominciare con il film che abbiamo già visto negli anni. Questa non è una prospettiva utile alla città. Abbiamo il dovere di garantire nell’acropoli un servizio che rispetti la qualità». Secondo Capaccioni sarebbe invece utile rivedere il provvedimento che vieta la vendita di bevande alcoliche in vetro dalle 20 che comprende anche tutti quei “servizi di vicinato” che, in orario serale e notturno, rimangono aperti per la vendita d’asporto di bevande in lattina.
«Pensiamo a quelle attività del centro storico – spiega il coordinatore dei commercianti - a cui il cittadino si rivolge per l’acquisto, ad esempio, di una bottiglie in orario serale da portare ad una cena. Basterebbe modificare l’orario di poco, dalle 20 alle 21, così da aiutare una serie di attività. Questi sono i ragionamenti che possiamo fare e che sono strettamente legati all’impatto e al livello qualitativo dell’immagine che vogliamo dare al nostro centro storico».
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