Perugia, dai cittadini parte un percorso per salvare i resti dell'antico acquedotto

Un momento del sopralluogo del gruppo tecnico agli archi dello Spinello, tra i Conservoni e San Marco a Perugia
di Riccardo Gasperini
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Sabato 18 Febbraio 2023, 13:45

PERUGIA - Con una iniziativa partita dal basso, da alcuni cittadini e dal mondo dell'associazionismo che hanno deciso di fare rete, sta prendendo forma un piano per salvare un simbolo della storia cittadina, l'acquedotto medievale. Quello che dai Conservoni portava acqua alla fontana Maggiore. Una svolta importante soprattutto per gli archi dello Spinello, il malandato tratto fra i Conservoni e San Marco che i più chiamano “gli arcacci”. Ma oltre alla volontà di avviare l’opera di risanamento conservativo dei quel che resta del bene, da anni a forte rischio di crollo, si accosta un progetto di più ampio respiro. Quello di un percorso storico naturalistico che si snoderebbe dai Conservoni di Monte Pacciano all'acropoli, costituendo di fatto un grande parco dell’acquedotto medievale. Un progetto che non è fantascienza. Anzi, grazie all’impegno di alcuni cittadini e associazioni, si è formato pure un gruppo tecnico che sta cominciando a ragionare su quel che c’è da fare, non solo dal punto di vista dei lavori. Al tavolo infatti c’è anche il Comune, che crede nel progetto e fra le varie cose lavorerà anche per reperire i fondi necessari. Quanto servirà? Difficile dirlo con precisione, perché il progetto è esteso e l’intervento di salvataggio degli archi non sarà uno scherzo. Ma l’iter è appena avviato e le parti in causa avranno modo di tirare le somme a tempo debito. Intanto scatta una fase importante, quella dei rilievi, dei sopralluoghi sul posto, degli studi storici e delle valutazioni sul dove far passare il percorso. Perché, oltre alla zona della fonte ai Conservoni, c’è tanto da tenere presente per l’itinerario. Come la collina di Sant’Orfeto, i tratti dei Conservoni e Ponte d’Oddi dove sono presenti resti di piloni, la zona di San Matteo degli Armeni. Insomma, l’antico tracciato del tracciato del 1300.

Ma nel concreto, come prende forma il progetto? La parte più complessa è quella degli archi di San Marco, dove c’è da fare i conti con anni di abbandono e una folta vegetazione che ha preso il sopravvento.

Con un aspetto importante: la parete di radici e rampicanti che avvolge piloni e archi, è diventata una sorta di protezione strutturale. Per salvare quell’opera assai delicata, servirà dunque pensare ad un intervento di consolidamento, recupero e restauro conservativo mirato, andando a risanare man mano che si mette mano al verde. Serviranno diverse professionalità e nell’immediato, in attesa che la sinergia fra cittadini, associazione e Comune finisca nero su bianco con un patto di collaborazione, si può pensare ad opere primarie. Come la pulizia del verde che non tocca gli archi ma ne impedisce un facile raggiungimento. Questo, come spiegato ieri al sopralluogo dall’ingegner Gabriele De Micheli (area Governo del territorio), potrà essere un primo passo, unitamente ad una mappatura dell’antico tracciato. Questo i primi passi definiti ieri al sopralluogo cui hanno preso parte i promotori dell’iniziativa, Fabio Maria Ciuffini, Cesare Barbanera (Circolo Ponte d’Oddi), gli architetti Mauro Monella e Roberto Fioroni (Parco del Rio e del Bulagaio), l’architetto Paolo Raspa e il prof Aldo Ranfa, componenti del gruppo tecnico, Martina Barro per l’associazione Vivi il Borgo e Michele Sisani, proprietario di uno dei terreni dove sono gli antichi archi. L’architetto Monella ha sottolineato la necessità di coinvolgere i Beni culturali per ottenere un finanziamento straordinario, necessario per la salvaguardia dell’opera.

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