Perugia, corruzione al Catasto: mazzette per 242 pratiche. «C'ho l'ufficio a casa»

Perugia, corruzione al Catasto: mazzette per 242 pratiche. «C'ho l'ufficio a casa»
di Michele Milletti
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Mercoledì 25 Gennaio 2023, 07:09

PERUGIA - «C’ho il Catasto a casa». Questo dice Salvatore Iorio a maggio 2020, in piena pandemia. Il riferimento era al fatto che lavorando in regime di smartworking con il computer abilitato a entrare nel sistema dell’ufficio per cui lavorava fino alla settimana scorsa, quando è stato posto agli arresti domiciliari dalla guardia di finanza che ha eseguito l’ordinanza del gip Piercarlo Frabotta, poteva svolgere qualunque cosa. «Io c’ho...cho il computer - si legge ancora nelle 106 pagine di dispositivo - mi collego e glielo facciamo vedere qual è, io adesso computer capito posso andare dove me pare, e c’ho il Catasto a disposizione».
Una delle tante intercettazioni con un libero professionista del «circuito perugino» composto da geometri, ingegneri, commercialisti, architetti e periti agrari con cui, secondo le accuse, Iorio avrebbe messo interloquito per sfruttare la sua posizione lavorativa e accelerare pratiche in cambio di soldi e utilità.
Accuse pesanti, corruzione e accesso abusivo ai sistemi informatici. Tutte ovviamente ancora da confermare. Che lo stesso funzionario dell’Agenzia delle Entrate (assistito dall’avvocato Francesco Crisi), la moglie dottore agronomo (assistita dall’avvocato Massimo Brazzi) a mettere la firma su pratiche da lui istruite e un altro collega di Iorio (assistito dall’avvocato Norma Menghini) cui venivano smistate alcune pratiche sono pronti a contestare sostenendo la correttezza del proprio operato nel corso degli interrogatori iniziati in questi giorni.
Nelle carte dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini, emerge come «le indagini condotte dal Nucleo economico finanziario della guardia di finanza hanno in specie consentito di accertare come Iorio abbia messo a profitto le proprie funzioni presso l’ufficio pubblico cui è incardinato creando un vero e proprio “sistema” parallelo di evasione delle pratiche catastali di ogni genere, dietro ricezione di utilità economiche da parte di privati e tecnici professionisti. Non si tratta tuttavia di un mero “doppio lavoro” (l’indagine era partita con due esposti anonimi del 2018 e 2019 per lo svolgimento di un secondo lavoro sistematico all’Agenzia delle Entrate da parte di alcuni dipendenti, ndr) svolto contestualmente a quello ufficiale ma di una vera e propria vendita sistematica della funzione pubblica esercitata».
Una vendita, secondo investigatori e inquirenti, che tirava in ballo la moglie perito agrario che metteva la firma Docfa «redatto materialmente dallo stesso Iorio» visto che lei si occupa di progettazione di giardini e che hanno portato la professionista a presentare 242 pratiche a suo nome in sei anni.

Per gli investigatori i compensi ufficialmente liquidati alla donna erano il prezzo delle mazzette.

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