PERUGIA - «C’ho il Catasto a casa». Questo dice Salvatore Iorio a maggio 2020, in piena pandemia. Il riferimento era al fatto che lavorando in regime di smartworking con il computer abilitato a entrare nel sistema dell’ufficio per cui lavorava fino alla settimana scorsa, quando è stato posto agli arresti domiciliari dalla guardia di finanza che ha eseguito l’ordinanza del gip Piercarlo Frabotta, poteva svolgere qualunque cosa. «Io c’ho...cho il computer - si legge ancora nelle 106 pagine di dispositivo - mi collego e glielo facciamo vedere qual è, io adesso computer capito posso andare dove me pare, e c’ho il Catasto a disposizione».
Una delle tante intercettazioni con un libero professionista del «circuito perugino» composto da geometri, ingegneri, commercialisti, architetti e periti agrari con cui, secondo le accuse, Iorio avrebbe messo interloquito per sfruttare la sua posizione lavorativa e accelerare pratiche in cambio di soldi e utilità.
Accuse pesanti, corruzione e accesso abusivo ai sistemi informatici. Tutte ovviamente ancora da confermare. Che lo stesso funzionario dell’Agenzia delle Entrate (assistito dall’avvocato Francesco Crisi), la moglie dottore agronomo (assistita dall’avvocato Massimo Brazzi) a mettere la firma su pratiche da lui istruite e un altro collega di Iorio (assistito dall’avvocato Norma Menghini) cui venivano smistate alcune pratiche sono pronti a contestare sostenendo la correttezza del proprio operato nel corso degli interrogatori iniziati in questi giorni.
Una vendita, secondo investigatori e inquirenti, che tirava in ballo la moglie perito agrario che metteva la firma Docfa «redatto materialmente dallo stesso Iorio» visto che lei si occupa di progettazione di giardini e che hanno portato la professionista a presentare 242 pratiche a suo nome in sei anni. Per gli investigatori i compensi ufficialmente liquidati alla donna erano il prezzo delle mazzette.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout