Fisco, bonus ai dipendenti di mille euro per accelerare il Pnrr. Obiettivo: caccia agli evasori

Extra nel decreto taglia-incentivi. Stanziati 51 milioni

Fisco, bonus ai dipendenti di mille euro per accelerare il Pnrr. Obiettivo: caccia agli evasori
di Andrea Bassi
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Martedì 2 Aprile 2024, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 11:56

La norma è spuntata un po’ a sorpresa nel decreto taglia-incentivi, il provvedimento approvato nell’ultimo consiglio dei ministri che ha messo fine allo sconto in fattura per il Superbonus.

Ai dipendenti dell’Agenzia delle entrate e a quelli delle Dogane e dei Monopoli, quest’anno e il prossimo, sarà corrisposto un “premio extra” come incentivo allo sforzo che stanno facendo per attuare il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e per l’attuazione della riforma fiscale. Un impegno portato avanti, spiega la relazione illustrativa del provvedimento, nonostante le carenze di organico.

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Bonus per i dipendenti del Fisco

Il premio servirà ad incentivare i dipendenti a raggiungere gli obiettivi di lotta all’evasione, a partire dalla “compliance”. Quest’anno il Fisco invierà oltre 3 milioni di lettere ai contribuenti per favorire l’adempimento spontaneo.

Il Pnrr, inoltre, prevede che il “tax gap”, la differenza tra le imposte che lo Stato dovrebbe incassare e quelle che realmente incassa, si riduca del 15%. Il bonus, secondo i calcoli della relazione tecnica della Ragioneria, sarà di 1.047 euro in media per ogni dipendente del Fisco. A questo scopo il governo ha stanziato 51 milioni di euro l’anno per i prossimi due anni, 38 per erogare i premi ai dipendenti dell’Agenzia delle Entrate, e gli altri 13 milioni per pagare il “bonus mille euro” ai dipendenti delle Dogane e dei Monopoli. 


Da dove arriveranno le risorse? Vengono “pescate” da quello che ormai sembra essere uno dei pochi “salvadanai” a disposizione del governo per finanziare misure in corso d’anno: il fondo per l’attuazione della delega fiscale.Si tratta di quello che è stato già ribattezzato come il “fondo taglia-tasse”, il contenitore all’interno del quale finisce tutto il gettito extra generato dall’attuazione della delega e che dovrà essere utilizzato con la prossima manovra di bilancio per proseguire con il taglio delle tasse inaugurato lo scorso anno con la riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef. In quel fondo, per esempio, ci sono finite le risorse (oltre tre miliardi di euro), risparmiate grazie all’abolizione dell’Ace, l’aiuto alla crescita economica, per le imprese. Così come ci finiranno i soldi della gara per l’assegnazione della concessione del lotto, le risorse della Global minimum tax sulle multinazionali che fatturano oltre 750 milioni di euro, e i proventi (che si ritiene possano essere molto consistenti) del concordato biennale preventivo per le Partite Iva. 


La decisione di erogare un premio extra ai dipendenti del Fisco, come detto, è stato giustificato dall’impegno necessario a raggiungere gli obiettivi del Pnrr e della riforma fiscale, a fronte di un organico con molti buchi. L’Agenzia dovrebbe avere a disposizione, secondo la sua pianta organica, circa 43 mila dipendenti (dirigenti esclusi). Al momento ce ne sono in servizio poco più di 29 mila. La scopertura insomma, è di oltre 13 mila unità di personale.E questo nonostante i diversi piani di assunzione portati avanti in questi anni (l’ultimo prevede poco più di 4 mila ingressi entro la fine del semestre). Nel prossimo triennio, secondo quanto risulta dal Piao, il Piano integrato dell’amministrazione, l’Agenzia delle Entrate intende reclutare tramite concorso 11.657 dipendenti, tra dirigenti di seconda fascia, funzionari e altre categorie. E qui, paradossalmente, sorge un problema per le altre amministrazioni pubbliche. L’Agenzia delle Entrate, proprio grazie al salario accessorio più alto, è diventata molto attrattiva nei confronti dei dipendenti pubblici di altre amministrazioni, che spesso tentano il concorso nel Fisco per poter migliorare la propria posizione economica. 


LE CRITICITÀ
Questo vale, per esempio, soprattutto per i Comuni. Gli enti locali hanno contratti già di partenza più bassi e pagano premi inferiori. Tanto che nella bozza di direttiva per l’avvio dei negoziati sul nuovo contratto, si è ipotizzato di introdurre una sorta di “bonus” per chi dopo un certo numero di anni non lascia il Comune dove è impiegato. Ma vale anche, per esempio, per i tribunali. Qualche settimana fa, nei documenti dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, i magistrati del Tribunale di Torino avevano cnfessato di temere proprio i concorsi dell’Agenzia delle Entrate che stavano svuotando i loro uffici dal personale amministrativo. Nella Giustizia il salario accessorio è tra i più bassi di tutta la Pubblica amministrazione, in media poco più di 600 euro. Anche per questo, da qui al 2026, è stato deciso di usare una parte dei soldi del Pnrr per incentivare cancellieri e altri dipendenti dei tribunali, con un premio pari al 15 per cento della retribuzione (circa 4.500 euro). Lo scopo è spingerli a lavorare di più e smaltire l’arretrato nel civile e per tagliare i tempi dei processi sia in ambito civile che penale. Si tratta di uno degli obiettivi fondamentali del Pnrr, e soprattutto uno di quelli maggiormente monitorati da parte della Commissione europea (insieme ai tempi di pagamento della Pubblica amministrazione). Ma non è ancora chiaro se questi premi una tantum saranno sufficienti a raggiungere obiettivi così sfidanti in condizioni di carenze di organico superiori al 30 per cento in quasi tutta la Pubblica amministrazione. 
 

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